“Monuments Men” al cinema dal 13 febbraio, Clooney torna alla regia

Monuments Men

George Clooney torna in cabina di regia per “Monuments Men”, un film con una tematica più che seria che vede tre soldati statunitensi a caccia di capolavori trafugati da Hitler. I tre militari sono Bill Murray, John Goodman e Matt Damon.

Il film è tratto dal libro dello storico Robert Edsel, che racconta del gruppo di soldati e di civili che appartennero al The Monument, Fine Arts and Archive Program. Il nucleo venne fondato dal presidente Roosevelt in compagnia con il generale Eisenhower al fine di difendere capolavori d’arte dalla razzia nazista ed evitare dunque che opere di Picasso e Salvador Dali venissero bruciate e considerate alla stregua di ‘arte degenerata’.

Rischiare la vita per salvare dei ‘capolavori’

Ne vale la pena? La risposta a questa domanda, pressoché retorica, è si. Sempre. Clooney lo sa bene e, nel presentare il suo film, ha fatto l’esempio dei terroristi talebani che distrussero edifici storici, delle truppe americane che non hanno protetto i musei in Iraq privando il popolo della loro identità. Dietro la pellicola, dunque, vi è una velata critica.

“Monuments Men” è un film che, nel contempo, gioca su alcuni clichet. La presenza del cattivo per eccellenza, tale Adolf Hitler, lo rende più ‘masticabile’, più ‘notiziabile’. Il resto è il racconto del furto d’arte più grande di sempre. Vennero rubati sei milioni di pezzi.

Per raccontare una simile impresa Clooney ha chiesto il budget più alto della sua carriera necessario alla realizzazione del film: 65 milioni di dollari. Il risultato? A dir poco garantito. Un flop sarebbe ancor meno tollerabile del furto d’arte raccontato in “Monuments Men”.