L’uomo con i pugni di ferro al cinema da giovedì: un viaggio tra il rap dei Wu Tang e il cinema di Quentin

Presentato dal regista di “Pulp Fiction”, “Kill Bill”, “Le iene” e “Jackie Brown”, esce il primo film da regista di Robert Diggs, producer hip-hop che trasferisce le tecniche del sampling sul grande schermo.

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Chi non ha mai sentito parlare dei Wu Tang Clan? Beh, ammettiamolo. Dobbiamo avere il ‘beneficio del dubbio’. Qualcuno sicuramente non conosce lo storico gruppo rap americano. Abbiamo, pertanto, una domanda di riserva: chi non ha mai sentito parlare di Quentin Tarantino? In questo caso, ci aspettiamo che la risposta sia “Nessuno”.

La regia de “L’uomo con i pugni di ferro” è di Rza, uno dei producer di fiducia dell’autore di “Kill Bill” e “Django Unchained” (tra gli altri), nonché membro fondatore del collettivo Wu Tang Clan.

Un film, il suo, che vanta il ‘sigillo’ di Quentin Tarantino. Un film che, inoltre, vanta un cast da urlo con Russell Crowe, Cung Le, Lucy Liu, Byron Mann e Rick Yune.

Le premesse per assistere ad un’opera innovativa ci sono tutte. Rza, per coloro che non lo sapessero, ha fatto la storia dell’hip hop militando in uno dei gruppi più rappresentativi di questa cultura. Il suo amore per il cinema è confermato dalle numerose colonne sonore prodotte. Tra le più famose ricordiamo:

“Ghost Dog – Il codice del samurai”, “Kill Bill” volume 1 e 2, e “Django Unchained” (all’interno della quale ha partecipato assieme ad altri musicisti di spessore mondiale).

Ma il suo amore per il cinema è altresì confermato dai film nei quali ha recitato: da “Coffe and Cigarettes” a “Scary Movie 3”, passando per “American Gangster” e “G.I. Joe – La vendetta”, tanto per citarne alcuni.

Ora, per Robert Diggs alias Rza, è il momento di compiere il grande passo: un film tutto suo. Non più solo il ruolo di producer dietro il bancone da fonico, bensì il primo ruolo da regista dietro la macchina da presa.

L’esordio cinematografico di Rza ha ache fare con il post-moderno. Una regia del tutto ‘particolare’, che qualche critico non ha potuto non definire addirittura ‘anti-cinematografica’. Un ensemble di suoni e citazioni, talvolta prioritarie rispetto allo script cinematografico. La storia è quella di Thaddeus, un pacifico fabbro cinese, costretto a produrre armi per i peggiori predoni della zona, tentando di raggranellare i soldi sufficienti per liberare la sua amata Lady Silk dalla cattività del bordello in cui lavora, The Pink Blossom. L’arrivo in città del mercenario inglese Knife coincide con una escalation di rese dei conti tra i diversi clan, che finirà per coinvolgere tragicamente anche Thaddeus.

“L’uomo con i pugni di ferro” uscirà nelle sale tra due giorni, e di fronte a sè avrà un enorme colosso cinematografico: “Iron Man 3”. Uno che di metalli se ne intende. A buon intenditor…