L’uomo che fissa le capre, recensione

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Bob Winston (Ewan McGregor) è un giornalista da quattro soldi che lasciato dalla moglie cerca un pò di rivalsa verso la consorte e anche uno scoop che ne possa risollevare le magre sorti professionali.

Così seguendo un pista alquanto bizzarra si reca in Iraq dove in incontra lo strambo soldato Lynn Cassady (George Clooney) che afferma di far parte da oltre vent’anni di una squadra/esperimento speciale dell’esercito americano addestrata ad utilizzare contro il nemico poteri psichici, come leggere il pensiero, attraversare i muri e uccidere con lo sguardo.

Cassidy è alla ricerca del fondatore di quella sezione speciale, Billy Django (Jeff Bridges) , un hippy un pò santone e un pò Jedy, che è sparito senza lasciare alcuna traccia, così Winston per dimostrare all’ex- moglie e a stesso di avere del talento e di non essere un perdente a tutto tondo, si lancia in un’avventura mistico/giornalistica attraverso l’Iraq, affrontando un viaggio allucinante e allucinogeno e scoprendo che non solo il sedicente guru di Cassidy esiste, ma vive in un campo di addestramento clandestino supervisionato da un ex-membro della squadra di supersoldati, il ribelle Larry Hooper (Kevin Spacey).

Lo sceneggiatore Grant Heslov autore dell’intenso Good night and Good luck diretto dall’amico Clooney, sceglie proprio quest’ultimo ed un terzetto di gran classe, per esordire dietro la macchina da presa all’insegna del surreal-demenziale, e cosa piu bizzarra basandosi su un libro-inchiesta di stampo giornalistico e miscelando le due opposte visioni in modo sorprendentemente brillante ed efficace.

Preparatevi ad un viaggio nella follia pura, tutto il cast, Clooney in testa, recita al limite della macchietta, ma il regista con una certa arguzia ha scelto due veterani come Clooney e Jeff Bridges che hanno una lunga militanza nella comedy di stampo surreale ed una vis comica innata, tale da rendere gli eccessi delle loro interpretazioni e di riflesso quelle dell’intero cast non solo credibili, ma oltremodo digeribili anche dallo spettatore meno avvezzo al genere.

L’uomo che fissa le capre miscela sapientemente e con sorprendente intelligenza, teorie complottiste, demenzialità e omaggi cinefili ad una location che dovrebbe ispirare tutto, fuorchè grasse risate, invece ironia e riflessione ben si sposano nel film di Hestov, aggiungiamo a questo dei dialoghi che pasticciano elegantemente con cavalieri Jedy, filosofia Hippy, poteri psichici e capre, e ci rendiamo conto di trovarci di fronte ad una soprendente comedy da non sottovalutare.