L’orso Yoghi, recensione

Nel bucolico parco di Jellystone la vita scorre tranquilla per il ranger Smith (Tom  Canavagh) e il suo vice, tranne che per qualche campeggiatore a cui viene scippato il cestino da pic-nic, furti reiterati messi in atto da un ingegnoso, estroverso e rarissimo orso bruno parlante di nome Yoghi assistito come sempre dall’amico di sempre Bubu.

L’arrivo nel parco di Rachel (Anna Faris) una bella documentarista intenzionata a girare un documentario proprio su Yoghi, coinciderà con l’attuazione di un diabolico piano da parte del vanesio ed avido sindaco della città, che dopo aver dato fondo alle casse comunali è intenzionato a disboscare Jellystone per ricavarne una grossa somma di denaro con cui rimpinguare le proprie tasche e finanziare la campagna elettorale che lo vedrà in corsa come governatore.

Smith cercherà di opporsi ai piani del sindaco, ma ogni suo tentativo verrà vanificato dal suo ambizioso vice in vena di sabotaggi e dai disastri compiuti da Yoghi che suo malgrado complicherà ancor di più la situazione, ma non tutto è perduto e per il parco ci sarà un’ultima e inaspettata ancora di salvezza.

Dopo i Flintstones e il dittico dedicato a Scooby-doo, tocca all’orso Yoghi e all’inseparabile Bubu debuttare su grande schermo in un intrigante mix di CGI e live-action, l’irresistibile coppia di orsi parlanti creati dalla coppia di cartoonist Hanna & Barbera approdano fruendo del modaiolo formato 3D e della regia di Eric Brevig, che oltre ad essere un esperto di effetti visivi ha debuttato proprio con uno dei primi film 3D di nuova generazione, quel Viaggio al centro della Terra campione d’incassi del 2008.

Sorvolando sulla trama esilissima, il film di Brevig è un godibile family-movie all’insegna dei più piccini, tecnicamente ineccepibile, la coppia di protagonisti mantiene intatte le caratteristiche tipiche dei cartoon senza sacrificare l’interazione con le riprese live-action evitando accuratamente quello che poteva diventare un fastidioso effetto-pelouche.

L’orso Yoghi fornisce un 3D più che altro funzionale, le gag riuscite non mancano, Yoghi mantiene intatta quella simpatica bonaria cialtroneria che ne ha fatto l’eroe di tanti ragazzini, Bubu da buona spalla è dolcemente rassegnato all’irruenza del pachidermico amico del cuore, il resto del cast si divide fra simpatici e antipatici, insomma ci si può davvero stare visti i contenuti per una volta davvero a misura di bambino e 90 minuti che siamo certi non dispiaceranno poi così tanto ai più grandicelli.

Note di produzione: la società di effetti visivi Rhythm and Hues Studios che ha lavorato al film è la stessa che si è occupata delle trasposizioni live-action dei Flintstones e di Scooby-doo e che si sta occupando dell’adattamento in 3D dei Puffi, l’ultimo film che ha visto protagonista l’orso Yoghi è Yoghi, Cindy e Bubu (Hey There, It’s Yogi Bear!), lungometraggio d’animazione musicale diretto da Hanna & Barbera nel 1964.