Le mie grosse grasse vacanze greche, recensione

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Georgia (Nia Vardalos) è una guida turistica greco-americana piacente, single e alquanto zelante, che prende decisamente troppo sul serio la sua professione togliendogli tutto il lato più ludico e vacanziero, diventando addirittura pedante con i gruppi che accompagna alla scoperta della storia e della cultura ellenica.

Tutto questo è dovuto alla sua frustrazione nel non poter realizzarsi professionalmente come vorrebbe insegnando all’università e nell’utilizzare la sua cultura per trasformare ogni tour in didattiche gite scolastiche che i turisiti sembrano non apprezzare proprio.

Un bel giorno Georgia si vede e costretta a scortare un manipolo di turisti da incubo che gli creeranno non pochi problemi, così tra le ne suggestive rovine della Grecia antica, Georgia affronterà un bel pò di disavventure prima di imparare ad apprezzare le gioie della vita, godersi l’attimo e perchè no, scoprire l’amore.

Tom Hanks torna a produrre una comedy con Nia Vardalos dopo il divertente e riuscito Il mio grosso grasso matrimonio greco, sul piatto ancora clichè  e stereotipi romance-culturali, ma stavolta il risultato lascia perplessi e non colpisce nel segno, nonostante una suggestiva messinscena, un regista veterano del genere, Donald Petrie ha nel curriculum i romance Come farsi lasciare in 10 giorni e Baciati dalla sfortuna, e un divertito Richard Dreyfuss decisamente in parte.

Stavolta la forzatura del titolo italiano non è proprio fuoriluogo, bisogna dire che è palese l’intenzione di regista e sceneggiatori di rispolverare in parte le atmosfere del primo film, invertendone alcuni meccanismi, ma fallendo il bersaglio proprio nella parte romance che nel primo film aveva cosi ben funzionato.

Purtroppo per Le mie grasse grosse vacanze greche, le suggestive location, un grande Richard Dreyfuss, il suo personaggio malinconico e sornione ha una leggerezza da manuale, e una Nia Vardalos in gran forma, dimenticate il brutto anatroccolo di qualche anno fa, non bastano a dare vigore ad uno script appannato che nonostante qualche momento divertente vola inesorabilmente basso.