Il sentiero di Hope Rose, recensione

2401162Keenan Deerfield (Lou Diamond Phillips) è un fuorilegge di origini pellerossa che uscito di prigione ha la ferma intenzione di cambiar vita e lasciarsi il passato alle spalle, così raggiunge una cittadina mineraria in cerca di un lavoro.

Purtroppo tutte le buone intenzioni di Keenan si perdono nel vuoto quando capita in una città in cui imperversa la dispotica famiglia Drigger capeggiata dal patriarca Samuel (Warren Stevens) che è uso vessare e schiavizzare i suoi operai coadiuvato del suo fedele scagnozzo Gerald Rutledge (Richard Tyson)

Nessuno osa contrastare gli aguzzini visti gli strani incidenti in cui sono incappati tutti quelli che hanno osato ribellarsi alle prepotenze dei Drigger. Keenan decide che è il momento di fare un pò di giustizia e si allea con lo sceriffo Toll (Lee Majors), e il cowboy Eugene Lawson (Ernest Borgnine).

Le cose si complicheranno ulteriormente quando Keenan si innamorerà di Christine Beckford (Marina Black) la donna di Gerald e in città arriverà un vecchio compagno di scorribande di Keenan, A.J. Foster (David Schackelford), fermamente deciso a mettere le mani sulle paghe dei minatori.

Il sentiero di Hope Rose è un ottimo western televisivo concepito per la tv via cavo americana, ricco di situazioni tipiche e clichè del genere e che vanta un cast di vecchie glorie come Ernest Borngnine e L’uomo da sei miliioni di dollari Lee Majors, e un protagonista redivivo, Lou Diamond Phillips, ottimo attore finito praticamente nel dimentiocatoio dopo aver saggiato durante la sua carriera ogni genere cinematografico, tra cui proprio il western con i due espisodi di Young Guns, ma ricordato dai più per il ruolo di Richie Valens nella biopic musicale del 1987 La Bamba.

Il sentiero di Hope Rose ha tutte le carte in regola per divertire gli appassionati e anche i meno avvezzi al genere, ben recitato e con uno script che strizza l’occhio a molti classici e nonostante il taglio televisivo di notevole impatto.