Il senso di Smilla per la neve, recensione

Smilla Jasperson (Julia Ormond) nata in Groenlandia dove ha perso la madre oggi è una donna indipendente che vive e lavora a Copenaghen, ma non ha dimenticato le sue origini e il legame con i ghiacci della sua terra natia che ancora oggi restano vivide reminiscenze nel suo istinto.

La morte di un Isaiah, un ragazzino di sei anni che Smilla conosceva bene, non la convince, il suo corpo trovato senza vita sul tetto di un palazzo dove Isaiah viveva con la madre vedova e alcoolizzata che condivide con Smilla le origini eschimesi fa pensare ad una tragica fatalità, ma saranno proprio le tracce lasciate sulla neve dalla piccola vittima a far propendere Smilla per l’omicidio.

Smilla deciderà di seguire la pista dell’omicidio da prima ostacolata nelle sue indagini e poi aiutata dal padre medico e supportata anche da un vicino di casa, un ragazzo con cui Smilla avrà una relazione. Le indagini la riporteranno tra i ghiacci sulle tracce di un complotto tra burocrazia, ricerca scientifica ed interessi economici, una miscela letale che potrebbe costarle la vita.

Il regista de La casa degli spiriti e Pelle alla conquista del mondo, il danese Billie August si cimenta con una non semplice trasposizione su grande schermo di un avvincente giallo del connazionale Peter Hoeg, e confeziona un sontuoso giallo investigativo con venature da thriller-psicologico e una messinscena di alto profilo.

Lo script è senza dubbio nobilitato da un’intensa Julia Ormond, da qualche anno in pianta stabile in diverse produzioni per il piccolo schermo, supportata da un cast di veterani di gran lusso, Richard Harris e Vanessa Redgrave tanto per citarne un paio, e da una solida storia d’origine che grazie ad un corposo budget è fedelmente riportata su schermo.

Il Senso di Smilla per la neve come spesso accade nelle trasposizioni cine-letterarie semplifica oltremodo la psicologia dei personaggi che inevitabilmente su schermo perdono in spessore, i ritmi si dilatano e tendono anche a lanciarsi in estreme semplificazioni della trama originale, ma questo è da mettere in conto in operazioni come questa anche se avremmo gradito un finale degno di questo nome, che poteva regalare senza dubbio una marcia in più all’intera operazione.