Il Messaggero, recensione

la-locandina-italiana-de-il-messaggero-the-haunting-in-connecticut-115979 []Il giovane matt (Kyle Gallner) suo malgrado, è diventato il fulcro della famiglia Campbell, il motivo è un tumore che lo sta lentamente uccidendo, nonostante lo stoico impegno di sua madre Sara (Virginia Madsen)  e un trattamento sperimentale estremamente invasivo e doloroso.

E’ proprio questo nuovo trattamento a cui Matt si sta sottoponendo e l’eccessiva  lontananza dell’abitazione della famiglia Campbell dalla clinica in cui si effettuano le cure, che spinge Sara ad affittare unìa vecchia magione nel Connecticut ignorandone di proposito il passato oscuro e le vicende accadute tra le sue mura.

La famiglia Campbell si traferirà al gran completo, e così il giovane Matt, stremato dalla malattia e dalla cura diventerà una sorta di sovrannaturale antenna e percepirà il male che si annida tra le mura della’inquietante casa, diventando proprio lui il bersaglio di una devastante e malefica forza sovrannaturale.

Eccoci pronti a recensire uno dei casi della stagione cinematografica americana, diciamo subito che Il Messaggero è un solido horror che sfrutta con dovizia tutto il repertorio del genere, con l’intrigante e furba aggiunta della storia realmente accaduta, un protagonista efficace, il giovane Kyle Gallner, e un’intensaVirginia Madsen, ma a scanso di equivoci e facili entusiasmi bisogna dire che  non ci troviamo certo di fronte ad un capolavoro, ma a un dignitoso horror che non mancherà comunque di accontentare i patiti del brivido.

Il film come da copione parte in sordina, preliminari da repertorio, citazioni dalla saga di Amityville, una strizzatina d’occhio al filone della possessione demoniaca, balzi dalla sedia ben dosati, un regista, l’esordiente Peter Cornwell,  capace di un elegante impronta visiva che ha in uno stile classico, e a volte anche troppo formale, proprio il suo punto di forza.

Il Messaggero funziona a dovere, soddisferà chi ama un filone, quello delle case infestate, che sembrava ormai destinato all’oblio del direct-to-video, e che invece grazie ad un esordiente con un bagaglio tecnico notevole esce dalla naftalina con una certa classe, non mancando di coinvolgere, spaventare e intrattenere con notevole efficacia.