Da Gaza al talent show: la commovente storia di The Idol

La storia di quattro ragazzini che crescono per le strade devastate di Gaza. Che non subiscono il peso delle barriere e di una vita sotto controllo.

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Per loro la povertà non è un problema, perché basta rimediare un pallone o una bicicletta malandata e tutto diventa un gioco, compresa la vita stessa. Tuttavia per Mohammed Assaf, dieci anni, la sorellina Nour e gli amici più cari, Ahmed e Omar, la felicità più grande arriva quando riescono a impossessarsi di una chitarra e di un paio di strumenti sgangherati: suonano, cantano, si sentono un vero gruppo pop, si esibiscono nei matrimoni e nelle feste di famiglia, anche se una parte della comunità li giudica con severità.

I quattro ragazzini sono gli scanzonati, divertenti protagonisti della prima parte di “The Idol“, film di Hany Abu-Assad, già regista di “Nazareth”; classe 1961, autore di “Paradise now” e “Omar”, entrambi candidati all’Oscar tra i titoli stranieri, Abu-Assad si è fatto valere tra le firme del cinema mondiale in cabina di regia.

La seconda parte del film si concentra sulla storia – vera – di Mohammed Assaf a partire dal 2012, quando, in una paese sempre più devastato e privo di speranza, il ragazzo si guadagna da vivere guidando un taxi. Ma il sogno di far conoscere al mondo la sua bella voce melodiosa non si è spento e  si riaccende quando viene a sapere che al Cairo ci saranno i provini per The Arab Idol, la versione orientale del programma che  lancia nuovi talenti. «Gaza non è lontana dal Cairo, la distanza è come tra la Florida e Cuba, ma le barriere fisiche, politiche e religiose rendono il viaggio di Mohammed un’avventura impervia e pericolosa», dice Hany Abu-Assad da New York dove sarà giurato al Tribeca festival e intanto prepara l’uscita del film tra un paio di settimane.