Coming Soon, recensione

Shane (Chantavit Dhanasevi) un giovane proiezionista con problemi di droga alle spalle che lavora in un grande multisala, approfitta della sua posizione per piratare una pellicola horror che dovrebbe uscire nel cinema dove lavora di lì a qualche giorno, a convincerlo a copiare illegalmente il film il fratello della sua ex-ragazza anch’egli impiegato come la sorella tra il personale del cinema.

Durante i vari tentativi di copiare la pellicola cominceranno a manifestarsi all’interno del cinema strani e inquietanti avvenimenti che culmineranno con la scomparsa dell’amico e complice di Shane e con le sempre più frequenti apparizioni  della donna che nel film rapisce e mutila bambini e che durante il cruento finale finisce impiccata da un gruppo di genitori infuriati.

Così Shane comincerà a soffrire di violente e terrificanti visioni e quando il confine tra realtà e incubo diverrà troppo labile, sarà costretto suo malgrado a chiedere aiuto alla sua ex scoprendo che il film non è frutto di fantasia, ma è tratto da una storia vera.

A due anni dall’uscita tailandese arriva da noi Coming Soon, debutto alla regia dello sceneggiatore di Shutter Sopon Sukdapist che saccheggia a piene mani il repertorio da J-horror e classici come Nightmare per raccontarci una classica storia di fantasmi dall’appeal visivo altalenante, in cui la tensione troppo dilatata e la palese inesperienza del regista minano un prodotto che si allontana dalla produzione nazionale, per inseguire un cinema di larga fruibilità che finisce per peccare di personalità.

Il cinema horror e fantastico tailandese possiede ancora una dimensione che pesca dalle proprie tradizioni suggestioni mistico-religiose ricche di miti e leggende e pur restando un cinema di difficile fruibilità, proprio per questa sua connotazione è ancora capace di regalare qualche genuino brivido discostandosi dall’horror giapponese e dal thriller-psicologico coreano.

Quello che fa Sukdapist è dimenticarsi delle proprie origini, massificando in maniera estrema il suo lavoro, rendendolo un prodotto commerciale davvero troppo ammiccante che strizza l’occhio ad oriente, flirtando al contempo con il cinema di genere statunitense, l’idea è di confezionare un prodotto che varchi i confini nazionali e questo se da una parte è un merito, dall’altra trasforma il film in qualcosa di vacuo e a tratti davvero insipido.

Coming Soon pur regalando qualche brivido e sfoggiando un paio di sequenze davvero azzeccate scivola via come il più prevedibile dei prodotti da home-video regalando un fastidioso e perpetuo senso di già visto,  sullo schermo si susseguono eventi che definire scontati è un eufemismo, tanto che il cambio di direzione della storia concepito a metà film scivola via come acqua fresca.

Parliamoci chiaro, se la programmazione estiva non fosse così desolante, difficilmente questo film avrebbe trovato spazio in sala e sinceramente visto il risultato e nonostante l’attenuante dell’opera prima, non possiamo che consigliare per Coming Soon una più consona visione casalinga.