Recensione: L’autre

Film drammatico, diretto dal duo Mario Bernard e Pierre Trividic, qui al suo secondo lungometraggio, presentato nella sessione “concorso” della 65ma mostra del cinema di Venezia. La pellicola ci permette di entrare nella vita intima di una donna cinquantenne, un’assistente sociale in depressione, che non riesce più a trovare la stabilità, la serenità.

Anne-Marie, interpretato dalla formidabile Dominique Blanc, vincitrice della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, si separa da Alex (Cyril Guei): lui si aspetta una vita coniugale, lei vuole salvaguardare la propria libertà. Si lasciano senza problemi e continuano a frequentarsi. Tuttavia, quando Anne-Marie viene a sapere che Alex ha una nuova donna, impazzisce di gelosia e sprofonda in un mondo inquietante, pieno di segni e minacce.

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Recensione: 35 rhums

E’ una Parigi nascosta quella che viene ritratta in 35 rhums, pellicola fuori concorso presentata alla 65ma Mostra del cinema di Venezia. La capitale francese non appare visivamente come una metropoli; un condominio semideserto, i vicoli notturni bagnati dalla pioggia, i locali periferici senza insegne luminose ne calca di clienti.

Attraverso questi luoghi, la regista Claire Denis, veterana della Mostra del cinema di Venezia, con Al diavolo la morte, Beau travail, L’intruso, ci mostra una Parigi diversa, in cui si sente la multirazzialità della popolazione francese e la difficoltà dell’integrazione culturale.

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Recensione: Pa-ra-da

Il lungometraggio che segna l’esordio alla regia di Marco Pontecorvo, si chiama Pa-ra-da; presentato in anteprima a Venezia, accolto calorosamente da pubblico e critica, si appresta ad uscire nelle sale italiane il 19 settembre.

La storia del vero clown francoalgerino Miloud Oukili, dal suo arrivo in Romania nel 1992, poco più che ventenne, tre anni dopo la fine della dittatura di Ceausescu, all’incontro con i bambini dei tombini, i cosiddetti “bosckettari”. Bande di giovani che vivono come randagi, dormendo nei sotterranei di Bucarest la cui sopravvivenza è legata a furtarelli, accattonaggio e prostituzione.

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Recensione: Il seme della discordia

Il seme della discordia chiude la carrellata dei film italiani in concorso alla Mostra Internazionale di Venezia. Dopo 7 anni di assenza torna alla regia Pappi Corsicato, già noto alle platee festivaliere per lavori come I buchi neri e Chimera.

Veronica (Caterina Murino) è una giovane e bella donna sposata con un rappresentante di fertilizzanti. Un giorno scopre di essere incinta; peccato che nella stessa giornata il marito scopra di essere sterile. Mistero e colpi di scena in un film che racconta il mondo dei sentimenti e delle relazioni umane, senza retorica.

L’idea di questo film nasce da un racconto al quale il regista si è liberamente ispirato: La Marchesa von O di Heinrich von Kleist e al film che circa 30 anni fa ne ricavò Eric Rohmer. La storia, pur risalendo ai primi anni dell’800, contiene diversi temi attuali e facilmente trasportabili all’epoca contemporanea: la maternità e i suoi connessi non sono questioni che col tempo appassiscono.

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Recensione: Le spiagge di Agnès

Les Plages d’Agnès, fuori concorso alla 65esima Mostra internazionale del cinema di Venezia è un’originale autobiografia tra luoghi vissuti e di fantasia. All’età di ottant’anni la regista Agnès Varda decide di filmare le spiagge che ha conosciuto e frequentato. Varda racconta le età della sua vita vagabonda, piena di curiosità, di amici e il grande amore con il regista Jacques Demy scomparso nel 1990.

Di ritorno alle spiagge per l’appunto, che tanta parte hanno avuto nella sua vita, Varda inventa una sorta di cinema auto-documentario. Agnès mette in scena se stessa attraverso stralci dei suoi film, immagini e reportage. Condivide con emozione e senso dell’umorismo il suo esordio come fotografa di scena e innovativa e precoce regista, il suo femminismo, i suoi viaggi a Cuba, in Cina e negli Stati Uniti, la sua vita famigliare e quella da produttrice indipendente. Una donna libera e curiosa.

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Recensione: Rachel sta per sposarsi

Jonathan Demme, autore de Il silenzio degli innocenti che le valse il premio Oscar nel 1992 e di Philadelphia, dopo un periodo di appannamento, ed una presenza a Venezia lo scorso anno con Jimmy Carter Man from Plains, dedicato al tour in Palestina del premio Nobel per la pace americano, sbarca al Lido con una nuova opera in concorso: Rachel getting Married, una finestra aperta sulla famiglia che fatica a comunicare ma cerca a tutti i costi di trovare un’armonia

Quando Kym (Anne Hathaway) fa ritorno nella casa della famiglia Buchmann per il matrimonio di sua sorella Rachel (Rosemarie Dewitt), porta con sé una lunga storia di crisi personali, conflitti familiari e tragedie.

I tanti amici e parenti degli sposi si ritrovano per un weekend di festeggiamenti, musica e amore, ma Kym, giovane donna che cerca di gestire una difficile riabilitazione dalla tossicodipendenza, con le sue battutine taglienti e il suo talento per le scenate esplosive, riesce a catalizzare tutte le tensioni a lungo covate all’interno della famiglia.

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Recensione: Notte da cani


L’amore, la vita, la morte. Ruota attorno ad essi il nuovo film di Werner Schroeter in concorso alla Biennale di Venezia; Nuit de chien (notte da cani), tratto dall’omonimo romanzo del 1943 dello scrittore uruguaiano di Juan Carlos Onetti.

Con Rainer Werner Fassbinder, Schroeter è uno degli artefici del Nuovo Cinema tedesco degli anni ’70 e ’80: il suo capolavoro è Palermo or Wolfsburg, protagonista un immigrato siciliano in Germania, premiato con l’Orso d’Oro alla Berlinale nel 1980.

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Recensione: La terra degli uomini rossi

Arriva alla Mostra, dopo Ozpetek e Avati, il terzo dei quattro film italiani in gara per il Leone di Venezia: Marco Bechis con BirdWatchers – la terra degli uomini rossi. Il regista italo-cileno, già in gara a Venezia con il suo terzo film Hijos-Figli (2001), racconta l’estinzione dei Kaiowa, antica tribù del Sudamerica.

Pellicola ambientata nel Mato Grosso do Sul (Brasile), oggi. I fazenderos conducono la loro esistenza ricca e annoiata. Possiedono campi con coltivazioni transgeniche che si perdono a vista d’occhio e trascorrono le serate in compagnia dei BirdWatchers, i turisti venuti ad osservare gli uccelli.

Ai limiti delle loro proprietà cresce il disagio degli indios. Costretti in riserve, gli indigeni, un tempo legittimi abitanti di quelle terre, conducono una vita priva di qualsiasi prospettiva; molti di loro, spesso i giovani, si suicidano. E’ proprio un ulteriore suicidio a scatenare la ribellione.

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Recensione: Ponyo sulla scogliera sul mare

Ponyo, la paffuta, dolcissima e coraggiosa ultima creazione del maestro giapponese Hayao Miyazaki incanta la quinta giornata di programmazione alla Biennale di Venezia, strappa applausi e ovazioni, regala sogni e speranza in un Festival dominato dal dolore, depressione, violenza e devastazione interiore.
Già grande successo in Giappone, uscito il 19 luglio ha incassato finora 120 milioni di dollari, Ponyo on the cliff by the sea, in concorso, è una favola colorata e tenera destinata soprattutto al pubblico dei bambini, dove il regista mescola La sirenetta e La cavalcata delle Valkirie, temi caldi al disneyano Nemo e allusioni alla cronaca, tsunami e difesa dell’ambiente.
Una cittadina in riva al mare. Sosuke è un bambino di cinque anni che vive in cima a una scogliera affacciata sul mare. Un giorno, mentre sta giocando sulla spiaggia rocciosa sottostante, si accorge di una pesciolina rossa di nome Ponyo con la testa incastrata in un vasetto di marmellata; Sosuke la salva e la ripone in un secchio di plastica verde.

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Recensione: Il papà di Giovanna

Lunghi applausi del pubblico accolgono il secondo dei quattro film italiani in concorso alla Biennale di Venezia; Il papà di Giovanna, di Pupi Avati che torna in laguna tre anni dopo La seconda notte di nozze, puntando su un tema ricorrente in questa 65ma mostra: la tragedia famigliare.

Bologna 1938. Michele Casali (Silvio Orlando) si trova in una situazione disperata: la sua unica figlia, Giovanna (Alba Rorhwacher), ha ucciso la propria migliore amica e compagna di scuola per gelosia. La ragazza, ancora adolescente, grazie alla testimonianza degli psichiatri viene dichiarata insana di mente e rinchiusa nel manicomio criminale di Reggio Emilia, anziché in carcere.

Durante il periodo di isolamento quasi totale cui è sottoposta, la sola persona a occuparsi di lei è il padre, a conferma del loro particolare legame dal quale la madre, Delia (Francesca Neri), era sempre rimasta esclusa. Testimone dei terribili eventi è Sergio (Ezio Greggio), ispettore di polizia e amico intimo di Michele, da anni segretamente innamorato di Delia.

Nell’inverno del 1953, in una Bologna che sta ancora cercando di riprendersi dopo i massacri della guerra, Delia incrocia lo sguardo della figlia Giovanna, ormai guarita e come sempre accompagnata dal padre, nel buio di un piccolo cinema. La madre non avrà più incertezze: proveranno a ricominciare una nuova vita, questa volta insieme.

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Recensione: Un giorno perfetto

Primo film italiano a competere per il Leone d’oro a Venezia: Un giorno perfetto, di Ferzan Ozpetek, scritto con Sandro Petraglia, tratto dal romanzo di Melania Mazzucco.

Per la prima volta il regista de La finestra di fronte si misura con una storia che non porta la sua firma e con un mondo segnato dalla tragedia più estrema.

Emma e Antonio, sposati con due figli, sono separati da circa un anno. Antonio vive da solo nella casa dove abitava con la moglie, mentre Emma è tornata da sua madre, portando con sé i bambini. Poi, una notte qualunque, una volante viene chiamata nel palazzo e la polizia si accinge a fare irruzione nell’appartamento da cui qualcuno ha sentito provenire gli spari.

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Recensione: The Burning Plain

The Burning Plain, che inizialmente doveva chiamarsi I Quattro Elementi, è il nuovo acclamato lavoro in concorso alla 65 Mostra del Cinema di Venezia del maestro Guillermo Arriaga, premio Oscar per Babel.

Opera drammatica che analizza il legame misterioso che unisce diversi personaggi separati nello spazio e nel tempo: Marianna (Jennifer Lawrence), una sedicenne che cerca disperatamente di rimettere assieme i cocci delle vite dei genitori in una città di confine in Messico; Sylvia (Charlize Theron), una donna di Portland che deve affrontare un’odissea emotiva per cancellare un peccato dal suo passato; Gina (Kim Basinger) e Nick (Joaquim de Almeida), una coppia alle prese con un’intensa relazione clandestina e Maria (Tessa Ia), una giovane ragazza che aiuta i genitori a trovare la redenzione, il perdono e l’amore.

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Recensione: Burn after reading

 

 

L’apertura è di quelle con il botto, che riescono a catturare l’attenzione di stampa e televisioni di tutto il mondo. Apre la 65° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia la spy story politica e demenziale degli errori e degli orrori della CIA e i (dis)Servizi Segreti: Burn After Reading. Film fuori concorso di Joel ed Ethan Coen formato da un cast stellare contemporaneo: Brad Pitt e George Clooney.

 

Nei quartieri generali della CIA ad Arlington Va. arriva l’analista Osborne Cox (John Malkovich) per un incontro top secret. Sfortunatamente per Cox il segreto è presto svelato: è stato espulso. Cox non prende la notizia particolarmente bene e ritorna a casa, a Georgetown, per dedicarsi alle sue memorie e all’alcool, non necessariamente in quest’ordine.

Abbattuta, ma non particolarmente sorpresa, è sua moglie Katie (Tilda Swinton) che sta pensando di lasciarlo per il suo amante Harry Pfarrer (George Clooney), un maresciallo federale a sua volta già sposato..

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