B-cult: Il ritorno dei morti viventi

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Il regista e sceneggiatore Dan o’Bannon decide di dare una sua personale chiave di lettura al filone degli zombie-movie, inaugurato da Romero nel lontano 1968 con la Notte dei morti viventi e proseguito con altri due capitoli che davano l’idea abbastanza chiara della visione cupa, nichilista e post-apocalittuca della filosofia Romeriana.

O’Bannon invece rispolvera lo black humour di fumetti come Tales from the crypt, vi aggiunge fumettosi effetti speciali eccessivi all’insegna dello splatter, un pò di musica rock, e sforna un divertente mix di generi di rara efficacia.

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Il ritorno dei morti viventi riesce con abilità a barcamenarsi tra situazioni surreali al limite della risata, per poi spiazzare lo spettatore con scene raccapriccianti coadiuvate da un utilizzo degli effetti speciali veramente intrigante. L’iconografia del genere c’è tutta, con l’aggiunta di un’atmosfera tipica dei B-movie fanta-horror di quegli anni, che ancora oggi funziona perfettamente.

Il giovane Freddy lavora con lo zio in un magazzino che fornisce cadaveri, scheletri e altro materiale scientifico a università ed ospedali, purtroppo una fuoriuscita di gas da un misterioso contenitore nella cantina dell’edificio contagerà i due, che rifugiatisi nel vicino cimitero saranno testimoni del risveglio di un esercito di zombie affamati di carne umana.

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Questo filone conosciuto come comedy-horror purtroppo degenererà di lì a qualche anno con l’uscita del ridicolo sequel Il ritorno dei morti viventi 2, una vera porcheria dove la demenzialità eccessiva di molte scene verrà ulteriormente peggiorata da effetti speciali dozzinali di pessima fattura.

Alla sceneggiatura de Il ritorno dei moruìti viventi collaborerà anche John A. Russo, uno dei realizzatori, insieme a Romero, de La notte dei morti viventi. Da segnalare un godibile e danzereccio strip integrale su una tomba dell’allora reginetta dell’horror Linnea Quigley.