Da Venezia ai cinema: L’intrepido

Il mestiere del ‘tappabuchi’, pratica assai consolidata nell’Italia post-anni 2000. L’Italia dei tuttofare, dell’arte di arrangiarsi. Ma anche l’Italia dei ‘Signor so tutto’.

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Gianni Amelio l’ha dipinta ne “L’intrepido”, titolo del film che Gianni Amelio ha portato in concorso a Venezia70. La pellicola racconta la storia di Antonio Pane (interpretato da un ‘serioso’ Antonio Albanese). Pane è un inguaribile ottimista che svolge il mestiere del ‘tappabuchi’, appunto. Rimpiazza a giornate, anche a ore all’occorrenza gli assenti, muratori, cuochi, operai, badanti.

Pane si accontenta delle ‘briciole’

Antonio è un lavoratore, per forza di cose, atipico. Vive a suo modo una sorta di favola, che però ha stretti contatti con il reale più ‘spicciolo’.

Antonio Pane non ha più un lavoro, ed è costretto ad accontentarsi degli avanzi di quelli altrui. A passarglieli è un uomo senza scrupoli. Antonio, inoltre, non ha nemmeno una famiglia: sua moglie (Sandra Ceccarelli) lo ha abbandonato per uno più ricco. Un semplice clichet o un ‘dato di fatto’ nell’Italia di oggi?

L’unico legame affettivo che gli resta è quello con il figlio Ivo. Ivo fa il musicista, ha un discreto talento ed è ambizioso. Alcune volte, l’ottimismo ‘di default’ di Antonio non gli basta.

Realismo e neorealismo si fondono nel film di Amelio, prodotto da Raicinema e Palomar. Film che giovedì arriva nelle sale. Film che, inoltre, è tra quelli in concorso a Venezia. Al Lido i ricordi di vittoria del Leone d’Oro del cinema italiano sono legati proprio a Gianni Amelio, che fu l’ultimo a vincerlo nel 1998 con “Così ridevano”.