Fischi a Venezia per Gianni Amelio e Antonio Albanese

Il secondo dei tre film italiani in concorso a Venezia, “L’intrepido”, esce con le ossa rotte dalla proiezione al Lido. Il film di Gianni Amelio becca fischi alla sua prima uscita per la stampa. Gli applausi, naturalmente, ci sono stati ma erano in netta minoranza.

Sacro GRA

Le speranze riposte sull’ultimo dei registi italiani capaci di vincere il Leone d’Oro, dunque, cadono. Per molti “L’intrepido” è un film indifendibile. Il protagonista del film è Antonio Albanese, nei panni del ‘lavoratore tappabuchi’ Antonio Pane. Pane di mestiere fa il ‘rimpiazzo’. Per una giornata o addirittura per poche ore. Campione di ottimismo, Antonio ha un’attitudine camaleontica. Passa dall’essere un operaio all’essere un venditore di rose. Suo figlio è un artista che non sempre condivide le scelte del padre e la sua immotivata serenità. Due elementi che non lo aiutano nel mondo di squali in cui si trova, provando a galleggiare come può.

“L’intrepido” pare avere la forma di una commedia in partenza. Poi cambia, quasi all’improvviso. Mette in scena la crisi economica d’Italia, tematica di certo attuale ma ormai trita e ritrita. Buona parte della stampa, inoltre, non condivide il sorriso fisso sulle labbra di Antonio Albanese, l’assenza di ritmo nel film e la recitazione appena sopra la sufficienza degli attori. Recitazione poco aiutata da dialoghi scritti male.

Quando mancano ormai pochissime ore alla chiusura della Mostra e pochissimi film in concorso, la proiezione de “L’intrepido” andata male è un brutto colpo per il film e per tutto il cinema italiano. La speranza è che il film non ne risenta all’uscita nelle sale.

Ora spetta al documentario ”Sacro GRA” di Gianfranco Rosi l’arduo compito di risollevare il cinema nostrano agli occhi del mondo.