007-Una cascata di diamanti: recensione

In un concitato incipit vediamo un Bond (Sean Connery) sul piede di guerra, determinato a vendicarsi dell’acerrimo nemico Blonfield (Charles Gray) capo della SPECTRE responsabile dell’omicidio dell’amata moglie Tracy. Stavolta Bond ha la ferma intenzione di uccidere la sua nemesi. Bond finalmente lo scova e nello scontro Blonfield ha la peggio e viene scaraventato in una pozza di fango bollente dove annega.

Dopo l’incontro/scontro e la vendetta consumata Bond torna al tran tran quotidiano, M gli affida una pericolosa, tanto per cambiare, missione sotto copertura, vestirà i panni di un contrabbandiere tale Peter Franks, questo alias gli servirà per individuare un grosso traffico illegale di diamanti.

Dopo aver incontrato il suo contatto, l’afFascinante Tiffany Case (Jill St. John), e raggiunti gli Stati Uniti, Bond da il via Alla missione, gli indizi portano tutti ad un ricchissimo industriale un certo Willard White (Jimmy Dean), che sembra utilizzare i diamanti per realizzare un’arma che usufruisce di un potentissimo laser, ma questa scoperta porterà alla luce altre verità…

Prima trasferta americana dell’agente 007, lo vedremo scorrazzare in varie location come Las Vegas, Reno, Los Angeles, si abbandona il nemico di sempre salutandolo prima dei titoli di coda e si passa ad un intrigo tutto nuovo, Connery fa sempre il suo dovere, ormai Smoking e Martini sono come una seconda pelle, il regista Guy Hamilton già regista di 007-Missione Goldfinger preme l’acceleratore sull’action tralasciando un pò l’intreccio che in più di un’occasione perde colpi.

Naturalmente questo non vuol dire che l’appeal dela serie vada perso, anzi, la scelta delle fascinose location americane risulta vincente, ed il divertimento e l’impronta tipica del personaggio di Fleming ne esce indenne anche questa volta, come il titolo originale di questa pellicola anche Bond, come i diamanti del titolo, è per sempre.