Una notte al museo 2 la fuga: recensione

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Larrey Daley (Ben Stiller), ex guardiano notturno del museo di storia naturale, è diventato ricco e famoso grazie alle sue invenzioni utili (come la torcia fosforescente), eppure è nuovamente insoddisfatto della sua vita.

Quando torna al museo per riassaporare un po’ l’aria dei bei giorni andati, Larrey scopre che tutte (o quasi) le statue di cera e le vecchie attrazioni stanno per essere spedite agli archivi federali dello Smithsonian Museum di Washington. Tra i reperti imballati c’è anche la famosa tavoletta che ha il potere di animare le attrazioni.

Nel museo della capitale statunitense prenderanno vita i vecchi protagonisti come il pistolero Jedediah (Owen Wilson), il centurione romano Ottavio (Steve Coogan), la scimietta, gli uomi delle caverne e Gengis Kahn, ma soprattutto il terribile sovrano egizio Kahmunrah (Hank Azaria), che con l’aiuto di Ivan il terribile (Christopher Guest), Napoleone Bonaparte (Alain Chabat) e Al Capone (Jon Bernthal), cercherà di conquistare il mondo usando la tavoletta per far tornare dal mondo dei morti il suo esercito. Ad aiutare Larrey e i suoi amici a fermare il piano di Kahmunrah, ci sono l’aviatrice Amelia Enrhart (Amy Adams), la statua di Abramo Lincoln, il generale Custer e un polipo gigante.

Una notte al museo 2 La fuga (Night at the Museum 2: Battle of the Smithsonian) è una commedia di Shawn Levy che, seguendo sulla falsariga la storia del primo film della saga, diretto dallo stesso regista tre anni fa, intrattiene piacevolmente il pubblico senza sorprenderlo come fece in passato.

La storia è l’iperbole della precedente: ai personaggi che hanno reso celebre il film (c’è anche Robbie Williams in veste di saggio condottiero, che apre e chiude la storia), vengono aggiunti un’infinità di altre caratterizzazioni più o meno riuscite (molto simpatici i pupazzi con la testa molleggiante di Albert Einstein,  i tre putti che intonano My Heart will go on, e Darth Vader e Kermit la rana che cercano di farsi prendere dal faraone) e una appena accennata storia d’amore tra Larry e Amelia e il ritmo si fa più incalzante. Risultato: la storia passa in secondo piano e tantissime gag una di seguito all’altra (divertente l’epico scontro tra il regnante egizio e il protagonista a suon di torcia) ubriacano il pubblico divertito (non sempre).

A guastare la piacevolezza, di quella che si potrebbe definire una piacevole favola per bambini e bambini più cresciutelli, ci pensano i dialoghi italiani: ai tanti dialetti buttati in mezzo (dal siciliano al napoletano, dal romano al milanese) dai doppiatori, si sono aggiunte battute palesemente italiane e alquanto scadenti (da Cavallo Pazzo a Totti, passando per lo scimiottamento di Berlusconi in versione Napoleone), che stridono con il resto del film.

Concludendo: Una notte al museo 2 La fuga è un film creato per avere successo al botteghino, confezionato per soddisfare il pubblico, che perde gran parte del fascino che aveva il suo predecessore e parte delle freschezza (personaggi simili in situazioni simili non sono esattamente esempio di grande creatività e novità), ma non la sua vena brillante, tanto che è ancora capace di intrattenere piacevolmente lo spettatore per 100 minuti.