The Keeper, recensione

Dopo un’irruzione in un covo di spacciatori il poliziotto Rolland Sallinger (Steven Seagal) subisce un imboscata dal suo stesso partner corrotto che gli spara e finge una collutazione con alcuni criminali freddati in precedenza dalla coppia appena entrata nell’appartamento.

Sallinger purtroppo per l’avido partner sopravvive a due colpi potenzialmente mortali e quando il premuroso collega lo raggiungerà in ospedale per finire il lavoro gli renderà la pariglia freddandolo senza pietà.

Dopo un lungo periodo di riabilitazione Sallinger vorrebbe tornare in servizio, ma invece si ritrova congedato dal dipartimento di polizia di Los Angeles con un pensionamento anticipato per motivi di salute, nonostante ciò il poliziotto proseguirà la sua riabilitazione e con l’aiuto di un buon training tornerà alla forma di un tempo.

L’occasione di tornare in pista arriverà per Sallinger da un danaroso amico di vecchia data che dal Texas gli chiederà di proteggere sua figlia da un gruppo di criminali locali intenzionati a rapirla, Sallinger ansioso di tornare al lavoro accetterà l’incarico diventando guardia del corpo della ragazza e addetto alla sicurezza del magnate texano.

Tipico plot anni ’80 per questa versione made in Seagal del thriller-romance Guardia del corpo, Seagal stavolta gira in patria e fruisce di un sostanzionso budget che il regista Keoni Waxman sfrutta a dovere sfoderando una godibile messinscena e una regia efficace, grazie anche ad un script che presenta, caso molto raro per le ultime produzioni di Seagal, un minimo sindacale di trama e coerenza.

Il film oltre ad essere ben girato centellina le scena action tutte ben coreografate e senza il consueto abuso di controfigure che sostituiscono Seagal trasformandolo in una inverosimile silfide porta a casa un risultato più che dignitoso, insomma un buon prodotto che non dispiacerà anche a chi non è appassionato delle gesta su schermo dell’ex-divo action grazie ad un intreccio credibile e ad un ruolo che finalmente si discosta dal trito agente CIA in lotta contro il mondo.

Note di produzione: nel curriculum del regista Keoni Waxman A dangerous man sempre con Seagal e Giorni di fuoco con Dolph Lundgren, il film co-prodotto da Seagal e distribuito dalla 20th Century Fox ha fruito di un budget di 10 milioni di dollari.