Shall we dance?: recensione

Il tran tran quotidiano di John Clark (Richard Gere) scorre tra un lavoro soddisfacente e una famiglia che in pratica ne ignora bisogni e inquietudini, la moglie Beverly (Susan Sarandon) troppo indaffarata con i suoi impegni da casalinga disperata ed una figlia arrogante ed egocentrica assolutamente convinta di essere il centro dell’universo.

Una delle tante sere in cui John torna dal lavoro e si aggira per la città perso tra mille dubbi e malcelati pensieri di fuga, nota una bellissima donna che scruta il vuoto con aria malinconica da una finestra di una sala da ballo, incuriosito decide di entrare nell’edificio ed iscriversi ad alcune lezioni con la speranza di poterla incontrare.

Purtroppo i desideri di John si infrangono sull’anziana insegnante di ballo assegnatagli, Miss Mitzi (Anita Gillette), e sulle distanze prese dalla bella Paulina (Jennifer Lopez), la donna della finestra rivelatasi un insegnante di ballo, che lo mette subito in guardia su eventuali e poco apprezzati tentativi d’avance.

John supererà i primi impacci, imparerà velocemente e con entusiasmo, conquistando la fiducia di Paulina e ridandole la voglia di insegnare, e deciderà di partecipare ad un importante  gara di ballo che si svolgerà in città, tutto questo naturalmente senza rendere partecipi moglie e figlia.

Ma Beverly, inaspettatamente si rende conto dei cambiamenti del marito e delle sue assenze e comincia ad iisospettirsi rendendo sempre più arduo al marito tenere nascosta la sua attività extra-domestica e la sempre più vicina gara di ballo.

Il regista Peter Chelsom (Serendipity, Hannah Montana-il film) ha in mano tutti gli ingredienti giusti per confezionare una frizzante commedia e riesce a miscelarli in maniera adeguata e con indubbia classe, un cast notevole su cui spicca un Richard Gere molto partecipe, una colonna sonora ammicante, il ballo che come già ampiamente dimostrato sul grande schermo funziona e bene, e la voglia di raccontare un evoluzione emotiva senza tediare lo spettatore con eccessi di retorica.

Shall we dance? funziona e coinvolge, il carisma di Gere da una marcia in più ad un’operazione che comunque avrebbe funzionato a prescindere dal fascinoso protagonista che rimane un graditissimo valore aggiunto. Consigliato per una serata all’insegna del disimpegno, ma anche della riflessione.