Recensione : High School Musical 3: Senior Year

Ieri sera mi è toccato il terzo episodio di High School Musical, High School Musical 3: Senior Year. Il film prende le mosse dalla partita di basket degli Wildcats contro i West High Knights. Troy (Zac Efron) porta la squadra alla vittoria, e si inizia, insieme a Gabriella (Vanessa Hudgens), a parlare di futuro.

La signora Darbus (Alyson Reed), è preoccupata per le poche persone iscritte allo spettavolodi fine anno, per il quale alla fine Kelsi (Olesya Rulin) scrittura tutta la classe; il musical riguarderà gli ultimi anni dei ragazzi alla East High.

Poi arriva una notizia bomba: Sharpay (Ashley Tisdale), Ryan (Lucas Grabeel), Kelsi, e Troy sono in lizza per una borsa di studio, ma, per dirla alla Highlander, ne resterà soltanto uno. Segue una serie di scene riguardante la preparazione del musical, e l’atmosfera pre adolescenziale e posticcia tende inevitabilmente a crescere.

Assisitiamo a scene già viste, anche un pò anni 80, come quella in cui Sharpay convince Troy che è lui l’unico ostacolo che tiene Gabriella lontana dal college, e dopo un incontro tra i due la ragazza parte finalmente per il college.

C’è un pò di tutto: vediamo Troy litigare con il padre e di conseguenza sfogarsi musicalmente, vediamo Gabriella e Troy lasciarsi, vediamo la crisi e poi la risoluzione della stessa. Il finale, sinceramente, ve lo lascio immaginare, anzi, se sentite un forte impulso ad andare a vedere questo film, andateci. Ma solo in questo caso.

Non sono un fan della serie, ma so distinguere in modo nitido quello che mi piace da quello che non mi piace. E questo film, a dire il vero, non mi piace. Forse mi dovrei soffermare sulle performance musicali, in cui tuttavia non ho trovato veramente niente di speciale.

Il resto è una serie di scene che rapresentano situazioni una più retorica dell’altra, culminanti nel discorso finale di Troy nella scena finale, in cui si acommiata da una fase della sua vita per gettarsi con entusiasmo nella prossima, per buttarsi nella vera vita.

Ho adorato alcuni musical, che ho visto sia al cinema sia in teatro. Devo dire tuttavia che in quei casi c’era ben altro rispetto ad attori prestanti e a ottime performance artistiche. C’era la trama, c’era spessore. Mentre guardavo il film mi sembrava di vedere una sequenza di eventi abbastanza deterministici, che ho apprezzato fino a un certo punto.

Certo, la realizzazione tecnica è ottima, ma, diciamocelo, è davvero così importante? Direi che è importante, anzi, è necessaria, ma non è assolutamente sufficiente. Il mio non vuole essere un giudizio oggettivo, e neanche un giudizio: sono sicuro che c’è una fetta di appassionati che gradirà moltissimo il film.

Per quanto mi riguarda, quando vado al cinema, mi aspetto veramente qualcosa di più, un minimo più di spessore, e vi assicuro che visti i tempi che corrono, il palato degli appassionati ha dovuto giocoforza perdere finezza, se si è determinati a mettere piede nelle sale cinematografiche tutte le settimane.