Psycho, recensione

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Marlone Crane (Janet Leigh) è una bella segretaria in fuga con una grossa somma di denaro che avrebbe dovuto versare in banca per conto del suo datore di lavoro. Purtroppo la tentazione è troppo forte, Marlon ruba la somma e utilizza il fine settimana per mettere più chilometri possibili tra lei e Phoenix, la città dove vive e lavora.

Durante il tragitto la donna si ferma in un motel fiuori mano per riposare un pò, qui incontra il proprietario, lo strambo ed introverso Norman Bates (Anthony Perkins), che impaglia volatili e vive in una casa in cima alla collina con la madre.

Marlon non uscirà viva da quel motel, così la Lila la sorella e Sam il fidanzato, preoccupati per la sua scomparsa si rivolgeranno  ad un detective privato, Milton Arbogast (Martin Balsam), lo stesso incaricato dalla società immobiliare di rintracciare la somma scomparsa.

Arbogast finirà ucciso, e Lila e Sam  raggiungeranno il motel scoprendo che dietro  alle misteriosi sparizioni c’è la mano di Norman Bates, che dopo aver imbalsamato la madre ne ha assorbito l’ossessiva e possessiva personalità arrivando, per commettere gli omicidi, a travestirsi e a cambiare voce.

Alfred Hitchcock sforna il thriller per eccellenza, ogni singolo fotogramma di questo capolavoro è concepito per inquietare, dal perfetto protagonista, un Anthony Perkins da antologia, sino alla coinvolgente colonna sonora, non dimenticando la perfezione della sequenza dell’omicidio nella doccia, una vera lezione di cinema entrata di diritto nell’immaginario di ogni cinefilo.

Il film ebbe ben tre sequel, uno spin-off televisivo e un controverso remake/fotocopia firmato da Gus Van Sant. Psycho 2 (1982) diretto da Richard Franklin ebbe un inaspettato successo al botteghino e spinse lo stesso Perkins a dirigere un discreto terzo capitolo, Psycho 3 (1986), che non ebbe però il successo sperato, portando così la serie definitivamente in uno spento formato televisivo e ad un quarto episodio Psycho 4: The beginning (1990) diretto da Mick Garris e incentrato sull’infanzia di Norman Bates.

Concludiamo con due curiosità, il personaggio di Bates è ispirato alla figura di Ed Gein uno dei più crudeli e sanguinari serial killer della storia americana soprannominato il macellaio di Plainfield, lo spin-off televisivo datat 1987 Il motel della paura, aveva come protagonista il compagno di cella di Bates a cui viene lasciato in eredità il motel, il suo tentativo di riaprire l’attività darà il via ad una serie di inspiegabili omicidi.