L’uomo che verrà, recensione in anteprima

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1943 nei pressi di Bologna alle Pendici del Monte Sole le campagne sono popolate da famiglie di contadini che cercano di sopravvivere, tra le incusioni dei partigiani e l’eco della guerra che si fa sempre più vicino e minaccioso.

In una di queste famiglie vive la piccola Martina che ha perduto la parola dopo la morte del suo fratellino, ma la mamma di Martina è di nuovo in dolce attesa e forse l’arrivo di un altro fratellino, potrà donare alla piccola una ritrovata tranquillità.

Purtroppo la nascita del piccolo arriverà in concomitanza con l’arrivo nelle campagne circostanti di truppe di soldati nazisti in procinto di dare il via ad una serie di rastrellamenti, e ad un eccidio tanto folle quanto spietato, che passerà alla storia come La strage di Marzabotto, e che vedrà oltre 800 vittime tra le quali donne, anziani e bambini.

Indiscutibile il coraggio del regista Giorgio Diritti che al recente Festival di Roma ha conquistato pubblico e critica con questa opera asciutta ed emozionante, accaparrandosi il premio del pubblico come miglior film e il Marc’Aurelio d’Argento assegnatogli dalla giuria della prestigiosa rassegna romana.

L’uomo che verrà nonostante abbia dei limiti che lo renderanno ostico al grande pubblico, vedi la lingua emiliano-romagnola in cui si esprimono i protagonisti e a cui si sopperisce con i sottotitoli, è un cinema sincero e per nulla urlato e sempre attento alle piccole sfumature emotive, che riesce a coinvolgere proprio per una schiettezza di fondo che conquista lentamente, ma inesorabilmente, sequenza  dopo sequenza.

Questo secondo film di Diritti grazie a temi tristemente universali come la guerra e e la perdita dell’innocenza, veicolati dal bisogno forte di una memoria collettiva, potrebbe avere più fortuna ai botteghini del suo esordio Il vento fa il suo giro, temi che forse ne smusseranno alcuni limiti di fruibilità portando al cinema un pubblico più variegato del canonico consumatore di cinema d’autore.

Che il film abbia un intriseco valore artistico è indubbio, come è indubbio che sarà molto difficile che la pellicola di Diritti riesca a confrontarsi sul piano distributivo con pellicole decisamente più commerciali ed appetibili per gestori e grande pubblico, uno scontro impari che noi comunque sosteniamo, non per partito preso, ma per intenti e importanza della tematica trattata.