La battaglia dei tre regni, recensione

la-locandina-italiana-de-la-battaglia-dei-tre-regni-132512 []208 d.C. nella Cina imperiale si sono appena placati nel sangue alcuni moti di ribellione con la sconfitta di alcuni signori della guerra, sembra che la situazione abbia raggiunto un equilibrio, ma dai regni del sud giungono notizie che la ribellione in realtà abbia ancora dei fautori.

Il primo ministro Cao Cao, ormai potentissimo e temuto anche dallo stesso imperatore, dopo aver condotto le armate che hanno sedato tutti i focolai di ribellione, impone ad un imperatore troppo giovane ed inesperto una guerra contro i regni del sud, mettendosi a capo di un’armata pronta a conquistare ed annettere all’impero gli ultimi recalcitranti sovrani.

I regni del sud dovranno così unirsi, superare conflitti e rivalità per affrontare l’esercito di Cao Cao e contrastare l’ambizioso primo ministro, che dopo l’unificazione della Cina aspira ad impadronirsi del trono.

La battaglia dei tre regni è un magnifico affresco storico girato con l’arguzia visiva e la sontuosità tipica dei kolossal orientali, veramente imponente il dispiego di mezzi e uomini nel ricostruire la leggendaria battaglia di Chibi.

Il regista John Woo affronta l’epica del kolossal rispettando in pieno canoni e clichè richiesti dal genere, ma regalando alla pellicola una dinamicità ed un realismo tipici del suo stile, in particolare le sequenze che rievocano le battaglie danno un idea del suo approccio meno etereo al classico wuxiapian, il racconto epico e cavalleresco made in China.

Woo si approccia con rigore ad un genere poco frequentato, il suo stile si avvicina più alla concretezza di Tsui Hark e del suo Seven Swords che alle acrobazie visive del collega Zhang Yimou veterano del genere, rimanendo però estremamente fedele alla visionarietà, alle suggestioni e alla tipica messinscena sontuosa, che per impatto visivo può essere paragonata solo a La città proibita,  altro kolossal del collega Yimou.

Il film, uscito in patria diviso i due parti per un totale di oltre quattro ore di durata, arriva sui nostri schermi in una versione ridotta e più fruibile, circa due ore mezza, versione che nonostante gli imponenti tagli non perde vigore e rimane un gioiello imperdibile sia per chi ama il cinema orientale, sia per chi vuole approcciarsi per la prima volta a questo genere.