Febbre da cavallo-La mandrakata, recensione

Bruno Fioretti (Gigi Proietti) come il lupo del famoso detto ha cambiato fidanzata ma non vizio ed il Mandrake che è in lui continua a renderlo inaffidabile e compulsivo quando si tratta di scommettere sui cavalli, infatti Bruno continua imperterrito a perdere vagonate di soldi insieme ai suoi due nuovi compari, Micione (Rodolfo Laganà), quarantenne bamboccione ancora intento a far la cresta ai genitori con cui vive e l’Ingegnere (Andrea Ascolese), studente fuori corso cronico anch’egli con una passione sfrenata per le corse dei cavalli.

I tre tra una scommessa persa e l’altra sembrano pronti a fare il colpaccio visto che l’Ingegnere ha messo a frutto il suo sapere per concepire un’infallibile software da applicare alle scommesse, software che dopo qualche dritta fortunata, finirà per naufragare miseramente.

Così Bruno ormai stanco di perdere si accorge di un paio di cavalli che si assomigliano in maniera impressionante, l’unica differenza è che uno è un brocco e l’altro un campione, scatta così la geniale super-mandrakata che consiste nello scambiare per un periodo di tempo i due cavalli così da truccare risultati e quotazioni e poi al momento giusto rimettere le cose a posto, piazzando una scommessa finale di quelle che ti cambiano la vita…

Operazione piuttosto rischiosa questa dei sequel-remake all’amatriciana messa in atto dai produttori italiani in questi ultimi anni, operazione che ha figliato qualche mostruosità come Amici miei-Come tutto ebbe inizio, qualche titolo all’insegna dell’imbarazzante vedi L’allenatore nel pallone 2, qualche pellicola  riuscita a metà vedi l’Eccezzziunale veramente-Capitolo secondo…me di Abatantuono e qualcun’altra ancora come questo Febbre da cavallo-La mandrakata dei fratelli Vanzina e il recente Torno a vivere da solo con Jerry Calà che si sono dimostrate capaci di cogliere e ripercorrere con intelligenza lo spirito dei film originali, alcuni dei quali fruiscono ad oggi, ci riferiamo in particolare al film di Calà di un notevole e oltremodo benevolo effetto nostalgia.

Inutile dire che se non fosse stato coinvolto Gigi Proietti ci saremmo ritrovati di fronte ad una triste scopiazzatura dell’originale, invece con Proietti in squadra, uno script di buon livello, quell’aria nostalgica di cui parlavamo poc’anzi e una buona alchimia tra i membri del  cast ecco confezionata una commedia simpatica, che omaggia l’originale avendo l’intelligenza di non strafare.

Note di produzione: nel cast anche Nancy Brilli e Carlo Buccirosso, Enrico Montesano compare solo nell’ultima parte del film, Gigi Proietti per il suo ruolo ha vinto i Nastri d’argento come miglior attore, tra le citazioni c’è quella del macellaio Otello Ronaldi detto Manzotin che nell’originale era interpretato dall’attore romano Ennio Antonelli scomparso nel 2004.