Chi si ferma è perduto, recensione

img_160901_lrg (300 x 435)I ragionieri Antonio Guardalavecchia (Totò) e Giuseppe Colabona (Peppino De Filippo) amici e colleghi d’ufficio sono uniti dall’odio verso lo zelante capufficio Cesare Santoro (Luigi Pavese) che non manca di redarguirli e minacciarli di trasferimento ad ogni occasione per il loro comportamento poco professionale tenuto sul posto di lavoro.

I due si danno manforte, almeno sino a quando Santoro non passa a miglior vita, il che lascia vacante il posto di capufficio, ruolo a cui i due aspirano da tempo, questo sarà l’inizio di una vera e propria battaglia senza esclusioni di colpi bassi per la successione. Nel frattempo un ispettore verrà a controllare la loro documentazione per decidere chi dei due sia il più adatto a succedere a Santoro.

Visto che i due sono coinvinti che i fascicoli con i richiami ufficiali redatti dalla buonanima li possano non solo escludere dalla successione, ma finire per causare un loro repentino trasferimento organizzano un’incursione notturna per distruggere tutto il materiale compromettente.

L’arrivo dell’ispettore Rossi conciderà con una sequela di strampalati piani dei due impiegati pasticcioni che hanno lo scopo di far bella figura con Rossi e denigrarsi l’un l’altro, Guardalavecchia assolderà un teppista per spaventare e poi salvare l’ispettore, mentre Colabona cercherà di far passare il collega per uno iettatore organizzando strani incidenti, i due però non sanno che sul treno c’erano due signor Rossi, il vero ispettore (Aroldo Tieri) e un ignaro ispettore scolastico (Alberto Lionello) che finirà per attirare involontariamente le attenzioni dei due ambiziosi impiegati.

Dopo aver scritto nel ’56 lo sceneggiato RAI per ragazzi Il marziano Filippo con Oreste Lionello, il futuro regista Bruno Corbucci  debutta su grande schermo scrivendo per l’accoppiata storica Totò e Peppino De Filippo, alla regia il fratello Sergio che dopo questa pellicola dirigerà ancora i due attori in Totò, Peppino e la dolce vita. Chi si ferma è perduto è una spassosa commedia degli equivoci cucita addosso alla coppia di mattatori e con il consueto solido cast di contorno.

Note di produzione: nel cast figurano Luigi De Filippo, figlio di Peppino De Filippo, Mario Castellani che molti ricorderanno nei panni dellì’onorevole Trombetta nello sketch sul treno del film Totò a colori e il grande Aroldo Tieri pilastro della commedia all’italiana, accanto al principe De Curtis in tredici pellicole.