Spaghetti-western: i migliori 10 secondo Quentin Tarantino

Il sito SWDB, specializzato in cinema western italiano, ha stilato una classifica in cui il regista Quentin Tarantino ha elencato quali sono secondo lui i migliori spaghetti-western di sempre e noi, vista l’imminente uscita di Django Unchained, summa della passione cinefila che il regista di Pulp Fiction nutre per questo genere, ve la riportiamo subito dopo il salto completa di video.

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E’ morta l’attrice Annie Girardot

Si è spenta ieri in un’ospedale di Parigi all’età di settantanove anni l’attrice Annie Girardot protagonista e testimone di un cinema italiano non poco rimpianto che l’ha impressa a fuoco nella memoria di tanti cinefili, ma anche di un’intera generazione di spettatori che la ricorderanno accanto ad Alain Delon in Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, set dove la Girardot conoscerà il suo futuro marito, l’attore Renato Salvatori.

A portare via l’attrice una malattia terribile e impietosa come l’Alzheimer che trasforma i ricordi  in scritte sbiadite, ma in qualche modo conservate nella memoria collettiva grazie ad una carriera intensa e luminosa che l’ha vista esordire in patria nel 1955 con Tredici a tavola di André Hunebelle, per poi affiancare Jean Gabin nel suo primo Commissario Maigret (1958) e recitare poi per gli italiani Visconti (Le streghe), Corbucci (Il giorno più corto), Monicelli (I compagni), Ferreri (La donna scimmia) e i fratelli Taviani (Il fuorilegge del matrimonio), senza dimenticare tanti maestri d’oltralpe come Lelouch (Vivere per vivere).

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E’ morto Piero Vivarelli

Ieri si è spento a Roma all’età di ottantatrè anni il regista e sceneggiatore Piero Vivarelli, un veterano dei cosiddetti B-movies, filone che vede tra i suoi grandi estimatori Quentin Tarantino che in questi giorni ha presentato al Festival di Venezia un omaggio agli spaghetti-western di Sergio Corbucci e al suo Django, pellicola che vedeva proprio Vivarelli in veste di sceneggiatore e che a Vivarelli deve il titolo ispiratogli dal jazzista Django Reinhard.

Vivarelli si è imposto nel panorama del cinema di genere con i primi musicarelli che lo vedono debuttare nel 1960 con Sanremo la grande sfida e collaborare in seguito con molte giovani star della canzone italiana, vedi Mina con cui girerà Io bacio…tu baci, Adriano Celentano per il quale in veste di autore scriverà hit di grande successo come Il tuo bacio è come un Rock e 24.000 baci e ancora come regista dirigendo Rita Pavone nella commedia Rita, la figlia americana.

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Chi si ferma è perduto, recensione

img_160901_lrg (300 x 435)I ragionieri Antonio Guardalavecchia (Totò) e Giuseppe Colabona (Peppino De Filippo) amici e colleghi d’ufficio sono uniti dall’odio verso lo zelante capufficio Cesare Santoro (Luigi Pavese) che non manca di redarguirli e minacciarli di trasferimento ad ogni occasione per il loro comportamento poco professionale tenuto sul posto di lavoro.

I due si danno manforte, almeno sino a quando Santoro non passa a miglior vita, il che lascia vacante il posto di capufficio, ruolo a cui i due aspirano da tempo, questo sarà l’inizio di una vera e propria battaglia senza esclusioni di colpi bassi per la successione. Nel frattempo un ispettore verrà a controllare la loro documentazione per decidere chi dei due sia il più adatto a succedere a Santoro.

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Rimini Rimini, recensione

locandina []Cinque episodi per un’estate tra le spiagge e i locali di Rimini per raccontarci del rigido pretore Ermenegildo Morelli (Polo Villaggio) in vacanza da una serie di sentenze moralizzatrici, che verrà incastrato dalla procace e irresistibile Lola (Serena Grandi) che lo circuirà e costringerà addirIttura a trasvestirsi da donna prima di rovinargli la carriera per vendetta.

Di Liliana (Eleonora Brigliadori), una single alquanto affascinante, ma che ha qualche problema a trovare l’anima gemella, o quantomeno un partner sessuale, ed è per questo che una spregiudicata amica la spingerà tra le braccia di un culturista che però si rivelerà un flop colossale, cosi la ricerca d’affetto della bella Liliana la porterà nelle mire di un luciferino dodicenne che dopo averla sedotta cercherà anche di ricattarla

E infine Don Andrea (Anfdrea Roncato) che si ritrova nella calura estiva a fare i conti con la propria sessualità latente risvegliata da una suora straniera decisamente attraente, la vedova Noce bovi (Laura Antonelli) che cerca di ricominciare a vivere con l’aiuto dei tre fratelli e un imprenditore senza scrupoli ( Jerry Calà) che noleggia una prostituta per convincere un architetto a firmare un grosso contratto.

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Er più-storia d’amore e di coltello, recensione

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Roma, fine ottocento, la città è suddivisa in rioni, ogni rione è capeggiato da una sorta di boss del quartiere, svelto di coltello e sempre pronto alla rissa per delimitare territorio e imporre la propria autorità.

Dopo un periodo di carcere, a Borgo Pio, torna il pescivendolo Nino (Adriano Celentano) caporione pronto a riprendere il posto che gli spetta di diritto, ad aspattarlo la bella Rosa (Claudia Mori), la sua donna insidiata nel frattempo da un bel pò di facinorosi spasimanti su tutti Augustarello (Gianni Macchia) fratello del macellaio Bartolo (Maurizio Arena), caporione di San Giovanni.

Augustarello nonostante il ritorno di Nino non sembra voler lasciare in pace Rosa, per questo provoca e sbeffeggia Nino fino a costringerlo a partecipare ad una passatella, una versione soft di un duello in cui l’obiettivo e umiliare l’avversario, ma la sfida degenera, Nino si becca una coltellata e Augustarello perde la vita.

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Recensione: Pari e dispari

Il guardiamarina Johnny Firpo (Terence Hill) ha il compito di sgominare una banda di allibratori capeggiata da un certo Paraboulis il greco, boss con la passione del poker. Per incastrare il boss c’è bisogno di un giocatore professionista e i superiori di Johnny consigliano all’ufficiale di farsi aiutare da Charlie (Bud Spencer) camionista ed ex-giocatore d’azzardo segretamente innamorato di suor Susanna (Marisa Laurito).

Per coinvolgere Charlie nel piano Johnny gli rivela di essere il suo fratellastro e gli fa spiega che i soldi che vinceranno seviranno per un operazione agli occhi del padre ormai completamente cieco. Charlie accetta e i due cominciano a vincere scommettendo forte e facendosi notare dal boss, che dopo aver visto Johnny perdere forte ad un tavolo da poker con il suo braccio destro Ninphus (Salvatore Borghese), pensa di aver trovato il pollo giusto da spennare.

Durante la partita organizzata sulla yacht del greco, Johnny, addestrato in precedenza da Charlie, sfoggia tutto il reprttorio lasciando Paraboulis e scagnozzi letteralmente in mutande. Il boss per nulla contento dell’esito della partita decide poco sportivamente di eliminare Johnny, ma Charlie interviene appena in tempo per una bella scazzottata finale, così i due torneranno dal loro padre pieni di soldi, ma la passione per le scommesse di tutta la famiglia avrà un inaspettato e divertente risvolto.

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Recensione: Chi trova un amico… trova un tesoro

Alan (Terence Hill) è un incallito giocatore d’azzardo che sta dilapidando tutti i risparmi del vecchio zio malato che da anni gli racconta di un’isola in cui è nascosto un fantomatico tesoro, mentre Charlie (Bud Spencer) è in procinto di partire per una traversata solitaria in barca grazie ad un importante ditta che produce marmellata pronta a sponsorizzarlo e a premiarlo in caso di successo.

Alan inseguito dagli strozzini si rifugia nella barca di Charlie, e si nasconde in attesa che quest’ultimo salpi. Mentre Charlie è intento alla navigazione magnetizza la bussola indirizzando la barca verso l’isola del tesoro, ma Charlie scopre il furbo clandestino mentre si sta mangiando tutta i viveri della dispensa.

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Vittorio, Manuel e Christian De Sica: la passione si chiama cinema

Spesso e volentieri il Cinemaniaco si occupa della storia, delle opere e della vita delle grandi famiglie legate da un unico comune denominatore: il cinema. Quest’oggi non potevamo esimerci dal rendere omaggio ad una grande famiglia italiana, che ha fatto dello spettacolo, della musica e del cinema per l’appunto, la propria esistenza, la propria missione. Uno style tutto partenopeo, che porta i nomi di Vittorio, Manuel e Christian De Sica.

Vittorio De Sica, figlio di un impiegato di banca, Umberto, col quale aveva un rapporto molto bello e forte, e al quale dedicherà il suo film, Umberto D., già durante gli studi di ragioneria , ottiene un piccolo ruolo in un film muto diretto da Giancarlo Saccon, Il processo Clemenceau del 1917.

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