Venezia 70: Tracks conquista tutti

Secondo giorno a Venezia, primo del concorso. Il risveglio? Contornato dalle emozioni trasmesse da “Gravity”, con un pizzico d’ansia per l’inizio vero e proprio della kermesse dopo il red carpet inaugurale. Un inizio tutto sommato positivo, caratterizzato dal debutto del primo film italiano che ha di fatto aperto le danze. “Via Castellana Bandiera” di Emma Dante, però, non ha convinto.

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E’ apparso invece forte e ben fatto l’altro film attesissimo del giorno: “Tracks” di John Curran. Anch’esso in concorso, “Tracks” non ha disdegnato di assomigliare in qualcosa a “Gravity”. La differenza è che mentre nel film di Cuaròn Sandra Bullock affronta l’universo, nel film di Curran (i cognomi dei due registi sono come le due trame, pressoché simili) Mia Wasikowska affronta il deserto: entrambe le protagoniste sono sole, alla ricerca e al recupero di sé, per tutte e due la sopravvivenza in condizioni impossibili rappresenta il venire a capo di una consapevolezza nuova della propria vita, della propria indipendenza, della voglia di farcela, grazie alla loro fragilità, che non esclude, ma anzi completa, la loro grande forza.

Curran si conferma regista come pochi. Durante tutto il film segue la sua attrice attraverso spazi e tempi dilatati, di un ritmo ripetitivo e di un’attrice che non ha una forte espressività. Ha per le mani i racconti di vita di una donna coraggiosa e di una ragazza che vuole rifarsi. Cambiare, ritrovarsi, superare i propri limiti ed eliminare il buio dal suo volto.

Arrivando al fondo del proprio essere con uno sforzo, anche fisico, immane, per comprendere di più il mondo e se stessa. I movimenti di macchina essenziali e puntuali, la musica, gli animali, tutti sempre presenti, riempiono un film che guarda oltre, rimanendo nello stesso tempo ben ancorato a terra. E anche in questo caso Adam Driver, come Clooney in “Gravity”, è solo un maschio utile, un mezzo ‘usato’ dalla donna per crescere, una presenza funzionale come spesso capita, invece, alle attrici.