Tron Legacy, recensione

Il magnate e genio dell’informatica Kevin Flynn (Jeff Bridges) sogna un utopico mondo perfetto dove informatica e creatività umana possano congiungersi abbattendo i confini tra mondo virtuale e mondo reale, così dopo essere finito fisicamente nella rete della società ENCOM nel lontano 1985, hackerandola per dimostrare il furto di alcuni suoi videogames da parte del losco direttore Dillinger, finendo nel contempo per sventare un piano di invasione informatica ordito dal Master Control Program (MCP) un potentissimo programma di intelligenza artificiale finito fuori controllo, Flynn decide di tornare indietro per dare il via al suo ambizioso progetto.

Insieme a Flynn nella Rete anche Clu, un suo alter ego virtuale e Tron un programma di sicurezza creato dall’amico programmatore Alan Bradley (Bruce Boxleitner) che durante la sua prima incursione lo aveva aiutato a ribellarsi all’MCP, i tre cominceranno a lavorare sul progetto di Flynn, ma la scoperta dell’esistenza delle ISO, alcune creature virtuali senzienti generate spontaneamente dal sistema e la diversa concezione di perfezione sviluppata da Flynn e Clu, porteranno quest’ultimo a tradire il suo creativo precudendogli per sempre il mondo reale, a corrompere e soggiogare il programma Tron e infine a compiere un vero e proprio genocidio sterminando le ISO.

Toccherà al figlio di Flynn, il giovane e tormentato Sam (Garrett Hedlund), tornare nella Rete dopo aver ricevuto quello che sembra un messaggio del padre, scontrarsi nelle arene di gioco e ritrovare la perduta figura paterna, scoprendo nel contempo l’ambizioso piano ordito da Clu per invadere, al fine di rettificarlo, l’imperfetto mondo reale.

Dopo una doverosa rispolveratina all’originale, eccoci di fronte all’ambizioso sequel Tron Legacy in cui il regista Joseph Kosinki con il supporto del collega Steven Lisberger, autore del cult dell’82, ci mostra come si può ben adattare, evolvendone la visionarietà senza troppi scossoni, una pellicola che all’epoca della sua uscita già puntava tecnicamente e creativamente a vent’anni nel futuro.

In Tron Legacy troviamo due elementi fondamentali che ne decretano la riuscita, il primo è un copione ambizioso che va oltre il riproponimento di tematiche già rodate, facendo un passo avanti e aggiornando il sistema operativo originale, la citazione informatica è d’obbligo visto che si è di fatto creato un immersivo, stiloso e spettacolare mondo alternativo concepito ad arte in cui lo spettatore, aiutato da un 3D non invasivo possa calarsi senza troppa difficoltà e secondo elemento, scelta non poco coraggiosa di questi tempi, il veicolare della buona fantascienza piuttosto che allestire un iperdinamico videogame per adolescenti.

Kosinki centra il bersaglio citando con la dovuta nonchalance cult che vanno da Star Wars a Matrix, mette in campo un comparto effetti visivi e una colonna sonora davvero impressionanti per immersività, non rinuncia in toto alla parte action dell’operazione accentuando il lato gladiatoreo delle arene di gioco senza però trasformarle nel punto focale della vicenda, una scelta rischiosa che potrebbe allontanare il pubblico in cerca di un semplice film d’azione.

Tron Legacy si è rivelato una piacevole sorpresa che si discosta, o almeno prova a farlo, dai consueti fracassoni film-giocattolo di ultima generazione non senza qualche difficoltà che a tratti si percepisce su schermo con più di qualche vistosa caduta di ritmo, ma il concetto globale con il quale si è affrontata l’operazione è meritorio di apprezzamento, il Tron originale ci mostrava una rete tanto fascinosa quanto arcaica provando a miscelarvi elementi visivi tipici dei videogames di prima generazione, in questo caso il mondo dei videogames di ultima generazione diventa il veicolo per raccontarci della buona fantascienza che di questi tempi non ci sembra davvero poco.