Trilli e il tesoro perduto, recensione

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Dopo aver finalmente scoperto, nella prima puntata il suo talento speciale e il suo posto nel mondo delle fate, ecco che in questo secondo episodio la fatina Trilli si trova alle prese con una missione segreta che la porterà ad intraprendere un periglioso viaggio per riparare ad un errore che potrebbe mettere in pericolo l’intero mondo delle fate, e sconvolgere il naturale corso della natura aldilà dei confini del regno incantato, nel Mondofermo dove vivono gli esseri umani.

Stavolta la Disney fiutato il mercato delle fatine, che con le nostrane Wings da poco promosse sul grande schermo spopola in tutto il mondo, sforna uno spin-off ripescando un dolcissimo e grazioso personaggio del mondo di Peter Pan, si tratta della fatina Trilli  di cui in origine erano previsti quattro capitoli direct-to-video, infatti il primo volume Trilli ha usufruito di una distribuzione direttamente in DVD, ma visto il suo enorme successo si è pensato bene che il secondo capitolo Trilli e il tesoro perduto, godesse di un preventivo passaggio nelle sale con una distibuzione mirata.

Bisogna dire che la Disney rimane una sicurezza per qualità e contenuti, Trilli e il tesoro perduto è un perfetto mix di avventura, magia ed azione, con un delizioso character design dei personaggi, adorabile la Trilli versione Peter Pan,e se ci aggiungiamo un coloratissimo e dettagliato mondo in CGI tutto da scoprire, e un’animazione fluida, l’appeal cinematografico della pellicola si palesa e si comprende appieno la scelta di distribuire il film nelle sale.

Quindi siamo di fronte ad un perfetto prodotto per bambini con un curatissimo look che potrebbe non dispiacere neanche ad un pubblico più adulto, che di certo non si annoierà accompagnando la prole al cinema e si renderà ben presto conto che gli ingredienti che hanno fatto la fortuna ed il successo della Disney Factory ci sono tutti, con in più la furbizia di sfruttare la Wingsmania che in questi ultimi anni ha riportato in auge il mondo delle fate, trend che non poteva certo sfuggire al colosso americano.