The Illusionist – L’illusionista, recensione

illusionistL’incipit ci mostra il passato e un amore adolescenziale tra due ragazzini in vena di sogni, Eisenheim (Edward Norton) istrionico e amante dei giochi di prestigio e della suggestiva arte dell’illusionismo e la bella Sophie (Jessica Biel) innamorata del suo principe azzurro, ma promessa sposa dell’algido principe Leopold (Rufus Sewell).

Quindici anni dopo, durante uno spettacolo Eisenheim, che nel frattempo è diventato uomo di spettacolo e ricercato illusionista molto amato dai salotti buoni dell’alta società, reincontra Sophie, ormai donna e più bella che mai, basta uno sguardo per capire che l’amore ancora arde vigoroso sotto la cenere del tempo e i due diventano amanti, scatenando le prevedibili ire del principe.

Leopold ha potere e conoscenze per distruggere Eisenheim e riportare a se Sophie, e non mancherà di farne uso costringendo la coppia ad escogitare un modo per poter continuare ad amarsi, a dispetto degli ostacoli postigli di fronte dall’irritato principe e dal suo zelante scagnozzo, l’ispettore Uhl (Paul Giamatti). La soluzione al dilemma amoroso è però a portata di mano e ben celata dietro ad un’illusione…

Sontuosa messinscena per un romance di classe, questa è la prima impressione che si ha guardando l’accurata riscostruzione storica coadiuvata da splendidi costumi, scenografie immersive, una colonna sonora che incanta e un cast degno di nota che ben si presta a questo dramma che fa dell’illusionismo un intrigante escamotage narrativo.

Tutto sembra funzionare al meglio in The Illusionist, nonostante qualche incertezza di Norton che in alcuni momenti sembra un pò spaesato, Sewell è freddo e calcolatore al punto giusto, Giamatti gigione e luciferino come solo lui sa essere e la Biel mette avvenenza e talento al servizio del copione per una dignitosa performance.

Nonostante gli indubbi pregi appena elencati il film non ha la forza necessaria per travalicare la semplice suggestione del romance in costume, la parte che avrebbe dato al copione una suggestiva marcia in più, cioè la parte più mistery, quella dell’illusione usata ad arte per confondere piacevolmente lo spettatore, viene inopinatamente svelata prima che raggiunga il suo scopo ultimo, quello di sorprendere e spiazzare.

Allo spettatore più smaliziato viene praticamente svelato l’arcano ancor prima che ne possa godere appieno, un peccato ben più che veniale, visto il palese intento del regista Neil Burger di voler dare un tocco noir alla storia d’amore che delinea tutta la trama, un peccato perchè se meglio sfruttata la storia avrebbe potuto davvero regalarci molte più emozioni.