The Hobbit in 4D, realtà o bufala?

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Si sarà divertito un mondo quel burlone di Guillermo Del Toro a convincere i mass-media che il suo The Hobbit era in ritardo sulla tabella di marcia produttiva, perchè si stava preparando una mirabolante ed avveniristica versione in 4D, formato che avrebbe fatto impallidire gli alieni blu di Avatar e trasformato Alice in Wonderland in una cariatide in celluloide.

In realtà il cinema 4D esiste ed già presente in diverse versioni nei parchi a tema di tutto il mondo, Italia compresa, sin dal lontano 1986, quando il film Capitan Eo space-opera diretta da Coppola con Michael Jackson fece la sua comparsa al futuristico parco Epcot Center in Florida. Trattasi di una quarta dimensione sensoriale che si aggiunge alla vista e sonoro in 3D accentuando l’esperienza multimediale attraverso il coinvolgimento di altri sensi come l’olfatto e il tatto, a cui si aggiungono tutta una serie di effetti speciali capaci di riportare fisicamente ciò che avviene sullo schermo, come cambiamenti climatici e dinamiche varie.

Questa tecnica di supporto alle pellicole non solo in 3D, è stata già sperimentata in tempi non sospetti, il famigerato Odorama come il 3D vanta origini decisamente datate, si arriva addirittura al lontano 1960 quando William Castle per il suo film Scent of mistery distribuì agli spettatori cartoncini da grattare a comando che sprigionavano aromi ad hoc, stesso sistema per la comedy Grasso è bello di John Waters.

Quindi non siamo di fronte a nulla di così innovativo o fantascientifico, e per dare un’occhiata al livello di tecnologia a cui si è giunti basta recarsi nei parchi americani Universal Studios e Seaworld dove le attrazioni Shrek 4D e Pirates 4D presentano in questo senso applicazioni di ultima generazione.

Diciamo che Del Toro ce l’ha messa tutta per rendere il suo pesce d’aprile credibile, in fondo non ha mica parlato di tecnologia aliena, ma di una tecnologia in evoluzione da oltre un ventennio, la cosa che avrebbe dovuto far scattare un campanello d’allarme nelle affermasioni del regista messicano, è che la peculiarità di questa forma d’intrattenimento hi-tech è il costo spropositato che servirebbe per adattare una sala cinematografica di normale fruizione, qui non si parla di semplici proiettori speciali ed occhiali, ma di una vera e propria infrastruttura, investimento che secondo noi rimarrà ancora per molto tempo appannaggio di parchi a tema e strutture similari.

N.B. un lettore ci ha puntualmente segnalato che in realtà l’intervista a Guillermo Del Toro non è mai avvenuta e che si è trattato in toto di un pesce d’aprile ideato dal sito Total Film, noi verificata la fonte rettifichiamo in corsa e ringraziamo sentitamente, al prossimo 1° aprile!