Scott Pilgrim vs. the World, recensione

In quel di Toronto il bassista della band Sex Bob-omb Scott Pilgrim (Michael Cera) ancora paga le conseguenze di una storia con la sua ex Envy Adams (Brie Larson) che non solo lo ha mollato, ma ha anche sfondato diventando la sexy-leader dell’amatissima band The Clash at Demonhead.

Scott che ha ormai ventidue anni suonati, mentre si prepara a partecipare ad uno dei concorsi per band più importanti della città con il suo gruppo, si fidanza con la liceale diciassettenne Knives Chau (Ellen Wong), per mollarla a tempo di record non appena incrocia ad un party la ragazza ideale Ramona Victoria Flowers (Mary Elizabeth Winstead).

Scott è al settimo cielo, Ramona sembra proprio la ragazza perfetta, quello che il nostro bassista un pò grunge non sa, è che Ramona ha alle spalle un passato sentimentale decisamente burrascoso che l’ha vista mollare ben sette ex-boyfriend che ora fanno parte di una sorta di lega di supercattivi dotati di superpoteri, che uno alla volta sfideranno Scott in letali scontri all’ultimo colpo di kung fu.

Scott nonostante l’imminente pericolo non intende mollare la bella Ramona e mentre partecipa alla battaglia tra band, non perde occasione per mostrare alla sua Ramona l’amore che prova per lei, abbattendo uno dopo l’altro a colpi di supercombo i suoi cattivissimi e letali ex-boyfriend.

Scott Pilgrim vs the world oltre a rivelarsi una vera gioia per gli occhi e un prezioso cadeaux per intenditori, si pone con il recente e ancora inedito Kick-ass tra i migliori cinecomic di sempre, Edgar Wright (L’alba dei morti dementi) grazie ad una regia iperdinamica dimostra non solo di aver colto perfettamente lo spirito della graphic-novel originale firmata Bryan Lee O’Malley, ma anche di possedere un background da nerd con N maiuscola, tra suggestioni da retrogame, un’impronta visiva fumettara e un gran gusto per la musica di ultima generazione.

Scott Pilgrim vs. the World si può paragonare per originalità e impronta visiva alla sorpendente rom-com indipendente 500 giorni insieme di Marc Webb, con la quale condivide un approccio visivo fresco ed originale nel suo ibridare il genere cinematografico con un linguaggio proprio di cartoon e comics.

Se non potete fare a meno di serial come Chuck e The Big Bang Theory ne tantomeno dell’ultimo manga made in Japan, se siete tetris-dipendenti e avete sviluppato un’inguaribile sindrome da picchiaduro bidimensionale, non potete assolutamente perdere questo piccolo e ipercolorato gioiello che non mancherà di sorprendervi.