Russell Crowe, un gladiatore ad Hollywood

Russell Crowe è oggi attore affermato e di grande richiamo, non si può certo contestare la sua  bravura, e un immenso impegno profuso in ogni personaggio affrontato, uno stile immersivo che ha reso famosi attori del calibro di Robert Deniro, Make-up, chili in più, mimica e gestualità  poco consone al suo aspetto da ragazzone australiano, ci riferiamo al film A beautiful mind, i grandi registi lo cercano per ruoli di un certo spessore e sembrano passati i tempi in cui si lamentava in lui una certa rigidità espressiva e poca capacità recitativa.

Ma facciamo un passo indietro, Russell Crowe nasce a Strathmore Park, sobborgo di Wellington, il 7 aprile 1964. figlio di una coppia addetta al catering sui set cinematografici, il piccolo Russell all’età di 4 anni si trasferisce con i genitori in Australia, dove comincia a familiarizzare con l’ambiente cinematografico e a soli otto anni debutta come orfanello nel serial tv Spyforce.

La carriera scolastica di Crowe ha vita breve, dopo aver fondato il suo storico gruppo musicale gli 30 odd foot of grunts, lascia la scuola a soli diciassette anni, scuola di recitazione a Sidney, vari lavoretti per sbarcare il lunario, prime particine, un paio di ruoli nei musical Grease e Rocky horror show, l’iter classico di ogni star che si rispetti, poi finalmente qualche parte un più consistente , tra le più memorabili, accanto a Sharone Stone nel fumettoso e surreale western Pronti a morire di Sam raimi, e finalmente lo Showbiz lo premia con una parte tipica della hollywood di un tempo, Crowe è il detective White del noir L.A. confidential, brutale  e al tempo stesso dotato di una gentilezza e vulnerabilià inaspettate, peculiarità caratteriali che permette a Crowe di dare un assaggio del suo talento in evoluzione.

Da qui la strada è costellata di grandi personaggi e memorabili interpretazioni, Il gladiatore di Scott che conferma la presenza scenica notevole di questo attore, che ammanta il personaggio del generale romano  Massimo di un carisma di raro fascino e che gli fa conquistare un oscar come miglior attore a dimostrazione che star si nasce, non si diventa.

La filmografia prosegue con, Master and commander, altro film in costume e le due prove attorialmente più difficili per Crowe che comunque affronta a testa bassa e con un piglio da Actor’s studio, nel film Insider-dietro la verità delineando la coscienza del pentito Jeffrey Wigand, che denuncia ai media le multinazionali del tabacco, confrontandosi sul set con un mostro sacro come Al pacino,  e meritandosi anche una candidatura all’Oscar, per poi calarsi nei panni del disturbato John Nash, premio Nobel in A beautiful mind bellissima pellicola di Ron Howard dove Crowe  tratteggia un matematico geniale e schizofrenico, accompagnadoci nel mondo disperato e disperante della lotta quotidiana di un uomo contro la incipiente follia, e da, se ancora ce ne fosse bisogno,  l’ennesima prova di una crescita ed impegno incontestabili.

Parlare di Crowe  uomo è difficile, personaggio schivo e scontroso, difende senza timori la propria privacy, risse con fotografi a parte, presunti flirt, il difficile confrontarsi con un mondo quello della celebrità che accende i riflettori anche quando non sarebbe necessario, si scontra con il carattere di questo personaggio, ma essere una celebrità ha dei lati negativi, ed un costo, che non tutti purtroppo sono disposti a pagare.

Russell crowe si è con gli anni guadagnato il rispetto di una certa critica un pò snob e l’affetto di milioni di fan in tutto il mondo, certo passi falsi ce ne sono stati, film non proprio memorabili, fra tutti ricordiamo la parte del futuristico killer virtuale braccato dal poliziotto Denzel Washington in Virtuality (Virtuosity), personaggio sopra le righe e non adatto alla fisicità  di Crowe, e il disastroso Rapimento e riscatto ricordato solo per la presunta love-story tra l’attore e Meg Ryan nata sul set.

Le ultime fatiche di Russell Crowe non fanno che sottolineare l’ormai affermarsi di una carriera consolidata, Cinderella man, storia di un pugile in crisi durante la grande depressione, Quel treno per yuma, western d’altri tempi, un Crowe straordinario tratteggia un fuorilegge taciturno e carismatico e non fa rimpiangere l’originale, e per ultimo, ma non certo per qualità e stile, American gangster dove ha il ruolo sfaccettato e complesso di un integerrimo e incorruttibile poliziotto che dà la caccia ad un Boss dell’eroina (Denzel Washington), alla regia ancora Ridley Scott, che dopo Il gladiatore e la stupefacente e godibilissima commedia romantica un’ottima annata con un Crowe ironico e spassoso, torna a dirigere quello che è ormai il suo attore feticcio.

Ormai onnipresente nei film di Scott, Nessuna verità (Body of lies) non fa eccezione, Crowe è un giornalista divenuto agente della CIA, e  segnaliamo in arrivo  State of play lungometraggio basato su una miniserie tv britannica ed una particolare rilettura di Robin Hood, stavolta vista dalla parte dello sceriffo di Notthingam.