Rush Hour 3-Missione Parigi, recensione

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In quel di Los Angeles l’ambasciatore Han (Tzi Ma), in possesso di prove schiaccianti che potrebbero dare un colpo decisivo allo strapotere delle famigerate Triadi, decide di testimoniare davanti alla Corte Penale Internazionale, ma la sua vita è messa in pericolo da un killer intenzionato a farlo tacere per sempre.

A sistemare lo scomodo testimone le Triadi inviano Kenji (Hiroyuki Sanada), fratello adottivo del detective Lee (Jackie Chan), quest’ultimo scoperta la responsabilità del fratello nell’attentato all’ambasciatore, si vedrà costretto ad intervenire per salvaguardare la sicurezza dell’amico e fermare il fratello.

Naturalmente Lee coinvolgerà nel caso anche il vecchio amico Carter (Chris Tucker) e così i due finiranno a Parigi dove cercheranno di fermare il fratello di Lee e nel frattempo proteggere Soo Young (Zang JingChu), la figlia di Han anche lei finita nel mirino delle Triadi.

Al timone del terzo capitolo di questa fortunata serie, e a sei anni dallo spassoso secondo capitolo Colpo grosso al Drago Rosso, torna il regista Brett Ratner con un’operazione sin troppo pianificata e proprio per questo meno genuina delle precedenti, anche se il divertimento per i patiti del genere non mancherà di certo.

Nonostante le buone premesse questa terzo capitolo mostra inevitabilmente la corda, meno atmosfera anni’80 vista nel primo capitolo, meno spettacolo e acrobazie punto di forza nel secondo, la pellicola risulta così tantinello troppo patinata, lo script langue e l’inserimento dell’elemento fratello degenere non riesce a rinvigorire la storia, che sempre costellata dalle ottime coreografie curate dallo stesso Chan, arriva stancamente ai titoli di coda.

E’ palese che anche per Chan gli anni passino, la sua tipica verve fisica sempre intrigante qui viene ridotta considerevolmente per puntare troppo sui duetti con Tucker a corto di smalto, così nonostante il divertimento non manchi, non si può non notare una certa stanchezza in tutta l’operazione che dispiace dirlo sembra tirata su ad arte con l’unico scopo di tirarci fuori qualche soldo.

Insomma Rush Hour 3-Missione Parigi è un’operazione molto simile al simpatico quarto capitolo di Arma Letale, per carità niente da eccepire, ma ormai siamo alla frutta e la cosa non passa certo inosservata.