Recensione: A qualcuno piace caldo

Chicago anni ’20, in pieno proibizionismo il duo di musicisti Joe (Tony Curtis) e Jerry (Jack Lemmon), rispettivamente sassofonista e contrabbassista suonano in vari locali sbarcando il lunario con serate improvvisate in varie orchestre della città, sono piccoli lavoretti che durano poco e fruttano ancor meno.

Una sera le cose precipitano, dopo un’irruzione della polizia in un locale dove i due si esibiscono, Joe e jerry perdono il lavoro e per varie coincidenze si trovano ad assistere loro malgrado alla famigerata strage di San Valentino, diventando così scomodi testimoni da eliminare.

Braccati dagli scagnozzi di Ghette (George raft), il boss mandante della strage, Joe e Jerry si danno alla macchia, ma l’unica salvezza sembra una scrittura in un’orchestra che sta per partire per la Florida, unico incoveniente i due musicisti richiesti devono essere di sesso femminile, così come tutta al femminile è l’intera orchestra in partenza.

Joe e jerry decidono di travestirsi diventando cosi Josephine e Daphne, le due vengone così scritturate e durante il viaggio fanno conoscenza con il resto dell’orchestra, tra cui c’è la suonatrice di ukulele Zucchero (Marilyn monroe) che affoga nell’alcool le sue recenti pene d’amore.

Sia Joe che Jerry vorrebbero corteggiare la bella Zucchero, ma si trattengono sapendo che potebbero essere smascherati, ma una volta giunti in Florida, nell’albergo dove si dovranno esibire, Joe esce dai panni di Josephine e si trasforma in un ricco rampollo miliardario rubando l’identità di un facoltoso ospite dell’abergo, mentre quest’ultimo si invaghisce perdutamente di Jerry/Daphne iniziando un serrato corteggiamento..

In un esilarante e caotico finale, si scopre che l’albergo dove si trovano i due fuggitivi ospita, per una riunione, tutto il clan di mafiosi che gli danno la caccia ed in un rocmbolesco fuggi fuggi generale la bella Zucchero verrà conquistata da Joe e il miliardario scoprirà la verà identità dell’amata Daphne, reagendo alla notizia con sorprendente nonchalance.

Veramente esilarante, un capolavoro della commedia degli equivoci, travestimenti, spassose gag, un terzetto di protagonisti irresistibili ed un regista, il grande Billy Wilder che è sinonimo di eclettismo e verstilità e punto di riferimento per qualsiasi regista odierno che si cimenti col genere.

Nonostante le difficoltà durante la lavorazione, di cui parleremo più avanti, il trio di star funziona egregiamente e alcune battute come “beh nessuno è perfetto!” sono entrate di diritto nell’immaginario filmico di milioni di spettatori. Ad oggi, A qualcuno piace caldo rimane  una delle commedie più brillanti e riuscite mai girate.

In realtà il soggetto originale era stato concepito senza la tematica gangster e scritto per una produzione tedesca, poi lo stesso Wilder lo rimaneggiò aggiungendovi clichè tipici della commedi americana e l’aggiunta dellle citazioni dai gangster-movie dell’epoca e non per ultimo la citazione del fatto di cronaca della strage di San Valentino avvenuta realmente il 14 Febbraio 1929.

A qualcuno piace caldo è presente nella classifica dei cento migliori film americani di sempre e primo nella classifica delle cento commedie statunitensi più divertenti. Il film vinse oltre ad un meritato Oscar anche tre Golden Globe.

Sul set hanno fatto storia i pessimi rapporti tra il regista ed una smemorata Marilyn Monroe incapace di memorizzare qualsivoglia battuta del copione e capace di far girare per ben 47 volte la stessa scena, mandando su tutte le furie regista e produttori.