Parasite di Bong Joon-ho – Recensione

Parasite di Bong Joon-ho è un film del 2019 nonché primo lungometraggio coreano vincitore della Palma D’Oro alla 72esima edizione del Festival di Cannes.

La trama

La famiglia Kim vive al di sotto del mondo in tutti i sensi: un seminterrato sudicio e stretto per 4 componenti che tentano di sbarcare il lunario preparando cartoni per pizze in nero. Sarà una pietra, donata a Ki-woo dall’amico Min-Hyuk, a dar loro una speranza. Una pietra, secondo Min-Hyuk, in grado di far diventare ricco chiunque la possieda.

Min-Hyuk dovrà partire a studiare all’estero e suggerisce a Ki-woo di fingersi studente universitario e presentarsi come tutor di inglese alla famiglia Park, dove la figlia Da-hye ha bisogno di lezioni. Ki-woo riesce ad insinuarsi e da quel momento l’intera famiglia Kim fa capolinonella vita sfarzosa della famiglia Park: Ki-woo riuscirà a far assumere sua sorella Ki-jeong come insegnante di arteterapia per il piccolo Da-song; il loro padre Ki-taek riuscirà a diventare l’autista personale del ricco signor Park e la madre Chung-sook prenderà il posto della governante Moon-gwang.

Tutte le sostituzioni vengono messe in atto con l’inganno: la povera famiglia Kim escogita piani diabolici per operare la sostituzione del personale, e per questo riesce a insinuarsi completamente nella casa della famiglia Park. Una notte, però, l’ex governante Moon-gwang si ripresenta alla porta dei Park mentre i padroni di casa sono assenti e svela alla famiglia Kim l’esistenza di una stanza segreta che capovolgerà ogni equilibrio.

La recensione

Parasite di Bong Joon-ho è un film che si capovolge in continuazione: dal cambio di status della famiglia Kim, catapultata da uno stato di indigenza alla vita agevolata al servizio dei Park si passa al ribaltamento dell’equilibrio appena ritrovato con il ritorno dell’ex governante Moon-gwang. Da quel momento tutto si fa grottesco: sangue, risate, frasi nonsense e ricatti operati su una semplice chat rendono il film un cinico ritratto della classe operaia che cerca un upgrade. Non mancano i momenti di ansia: i sotterfugi e il segreto che non deve essere svelato, il tutto nella finta pacatezza dei Kim e nell’apparente equilibrio dei Park. Si rincorrono le perversioni e le bugie, ma soprattutto piovono gli sguardi dei bravissimi attori che sanno come passare da uno stato sereno all’ultimo stadio della sofferenza.

Parasite di Bong Joon-ho è un ritratto cinico di una società in cui vengono infranti i confini dei due mondi: uno vuole vincere sull’altro, l’altro è convinto di essere immune da ogni cambiamento.