Nemiche amiche, recensione

stepmom

Isabel (Julia Roberts) è una fotografa di moda, con un istinto materno un pò appannato e con tanto di quel lavoro dai ritmi frenetici, da trovarsi in evidente imbarazzo quando il suo nuovo comapagno Luke (Ed Harris) le affida i suoi due figli avuti dal precedente matrimonio con Jackie (Susan Sarandon).

E’ chiaro che Isabel nonostante l’impegno e la volontà profusi si troverà in difficoltà nel maneggiare l’umore altalenante dei due ragazzini freschi di divorzio, a complicare le cose ci si metterà l’incombente ombra di Jackie che rappresenta la madre perfetta e amorevole con cui confrontarsi quotidianamente, il che renderà Isabel alquanto insicura, insicurezza che ben presto si rifletterà nel suo rapporto con Luke.

Le cose però cambieranno quando Jackie scoprirà di avere un cancro, e capirà che nonostante la rivalità e le divergenze con la nuova compagna dell’ex-marito, sarà  quest’ultima, una volta che lei non ci sarà più, a prendersi cura dei suoi amati bambini, e così  farà in modo che i tre possano conoscersi, apprezzarsi e infine accettarsi, così da diventare una vera famiglia.

Bisogna dire che la trama di Nemiche amiche dava adito a munirsi di scorta di fazzoletti per copiosa e prevedibile sequenza di scene strappalacrime, invece il regista Chris Columbus veterano del formato family, nel currculum un paio di incursioni con il maghetto Potter in quel  di Howgarts, la serie di Mamma ho perso l’aereo e il recente Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, sa davvero il fatto suo e si affida ad un terzetto di veterani del genere, Julia Roberts, Susan Sarandon e Ed Harris, che non si lasciano mai tentare dall’alto tasso drammatico dello script, e ci regalano una performance contenuta, mai sopra le righe e decisamente godibile.

Anche la regia va di pari passo, insomma gli elementi per il melò d’assalto c’erano davvero tutti, malattia terminale, figli divorziati, un matrimonio fallito, ma Colunbus si destreggia bene supportato dall’ottimo cast e porta a casa un dignitoso risultato, regalandoci un paio d’ore di recitazione e messinscena credibili, utilizzando al meglio tutto il repertorio di clichè del genere senza mai realmente approfittarne. Un’ultima curiosità il film è dedicato alla madre di Columbus scomparsa proprio per un cancro, ad un anno dall’inizio delle riprese.