La Weinstein Company finisce in tribunale

Oggi ci occupiamo di una news che riguarda la Weinstein Company, prestigiosa società di produzione e distribuzione cinematografica che ha recentemente partecipato ai festeggiamenti per i quattro Oscar, tra cui quello al miglior film, assegnati a Il Discorso del re, pellicola di cui i fratelli Harvey e Bob Weinstein sono co-produttori.

Sembra che la coppia di produttori e la loro società, che ricordiamo ha recentemente vinto un ricorso contro un divieto ai minori assegnato dalla censura americana al film  Blue Valentine, siano stati citati in tribunale per una serie di interventi al limite della coercizione messi in atto nei confronti del regista Tony Leech e del produttore Brian Inerfeld, entrambi impegnati nella realizzazione del film d’animazione Escape from planet Earth.

A detta di di Leech i fratelli Weinstein prima avrebbero sistematicamente sabotato l’uscita del loro film, potenziale avversario ai botteghini de Il discorso del re, attraverso interminabili ristesure della sceneggiatura e continui interventi sul casting, secondo il regista Harvey Weinstein avrebbe pagato addirittura Kevin Bacon per non accettare un ruolo nel film, per poi tentare di comprare il loro silenzio con la bellezza di 500.000$.

E’ anche vero che tra Leech e la Weinstein Company c’era già un po di ruggine pregressa risalente ai tempi del cartoon Cappuccetto rosso e gli insoliti sospetti di cui la società ha prodotto un sequel la cui uscita è stata ripetutamente posticipata. Leech ha così descritto il sistematico sabotaggio subito:

…una potente combinazione di arroganza, incompetenza, dissolutezza economica e assoluto disprezzo di qualunque obbligo contrattuale.

Gli Weinstein respingono al mittente le accuse definendole frivole, calunniose e irrilevanti e a proposito dei 500.000$ affermano che gli sono stati praticamente estorti, sentite le parti in causa sarà la Corte suprema a stabilire se la querela presentata ha fondamento, sul piatto 50 milioni di dollari di risarcimento per Leech e Inerfeld. (fonte Reuters)