La casa sul lago del tempo, recensione

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La dottoressa Kate Forester (Sandra Bullock) e il talentuoso architetto Alex Wyler (Keanu Reeves) vivono le loro vite senza mai incrociarsi, li unisce una corrispondenza nata grazie ad una casa in comune, una casa su un lago costruita  anni prima dal padre di Wyler e abitata per un periodo dalla bella dottoressa, che prima di lasciarla lascia nella cassetta della posta un messaggio per l’inquilino che la abiterà dopo di lei, messaggio che finisce nell mani di Alex.

I due scoprono con  sorpresa e un po di incredulità che la loro corrispondenza ha uno sbalzo tempoarale di due anni, Kate vive bnel 2006, Alex nel 2004, i due continuano a scriversi e si innamorano, quando Kate decide di incontrarlo gli dà un appountamento di lì a due anni, ma Alex non si presenta, così Kate delusa e ferita smette di scrivergli e torna con il suo ex.

qulache tempo dopo Kate è il suo ragazzo decidono di acquistare una casa dove andare a convivere, la devono ristrutturare e quando lei scopre che l’architetto  ingaggiato per il lavoro è il fratello di Alex, scopre anche che Alex è morto proprio il giorno del loro appuntamento a causa di un incidente, sconvolta decide di trovare un modo per salvargli la vita.

Il regista Alejandro Agresti (Valentin) per il suo La casa sul lago del tempo si ispira ad un film coreano del 1998 Il mare, modifica e ritocca notevolmente l’idea alla base dell’originale per farne un romance metafisico con un intrignate tocco sovrannaturale che non sconfina mai troppo nel fantastico, , rendendo così la storia a suo modo credibile.

Bravi i due protagonisti, forse la loro separazione virtuale sullo schermo obbligat dallo script, complica un pò il loro lavoro, questo è un amore a distanza, nessun contatto fisico, quindi è palese la difficoltà di veicolare il sentimento e le emozioni e trasmetterli in modo realistico allo spettatore, però l’eleganza della confezione aiuta a dare un surplus emotivo a tutta l’operazione, rendendo il film decisamente più originale della media.