Jurassic Park, recensione

La coppia di paleontologi Alan Grant (Sam Neill) ed Elly Suttler (Laura Dern) vengono invitati dall’eccentrico miliardario John Hammond (Sir Richard Attenborough) ad Isla Nublar, paradiso tropicale dove il magnate sta allestendo un nuovo parco divertimenti che miscelerà il classico bioparco naturale con un’attrazione tipica dei parchi a tema, la cui natura sino al momento dell’arrivo sull’isola degli scienziati rimarrà sconosciuta.

Durante il tour di prova che fungerà da test e precederà la grande inaugurazione la coppia di scienziati, in compagnia dei nipoti e dell’avvocato di Hammond e del matematico Ian Malcolm (Jeff Goldblum) scopriranno che Hammond ha materializzato la sua ossessione per i dinosauri mappandone il genoma e riproducendolo in laboratorio, riuscendo così a ricreare copie delle principali razze di predatori che hanno abitato il pianeta milioni di anni or sono.

Uno sprovveduto tecnico informatico avido e corrotto e un violento uragano che si abbatterà sull’isola trasformeranno le meraviglie di Isla Nublar in un incubo a cielo aperto, le più letali e spietate macchine predatrici create dalla natura circoleranno libere per l’isola e cercheranno di trasformare Grant e compagni in un lauto pasto.

Il regista Steven Spielberg dopo gli alieni materializza in celluloide per le platee di ultima generazione i dinosauri, un’altra icona del fantastico che da decenni affascina milioni di spettatori miscelando con indubbio appeal realtà e fantasia di una dimensione sospesa tra prove scientifiche e misteri dell’evoluzione.

Dopo un prologo quasi didattico con tanto di filmati che spiegano come si è estratto il DNA dei dinosauri, ricordiamo che il film è tratto dall’omonimo best seller dello scrittore Michael Crichton, e la presentazione dei personaggi su cui spicca un bravissimo Sam Neill, si passa al cinema a cui ci ha abituato Spielberg, spettacolare e rutilante, in questo caso con un comparto tecnico ed effetti speciali che segneranno un deciso passo in avanti nell’utilizzo della CGI su grande schermo, tecnica che verrà miscelata con lo stato dell’arte dell’animatronica creata dal compianto make-up artist Stan Winston.

Spielberg prima incuriosice lo spettatore promettendo meraviglie hi-tech e poi lo scaraventa nel bel mezzo di un’isola popolata di mostri, insieme allo sparuto gruppetto di protagonisti impegnati a schivare letali velociraptor e nascondendosi da mastodontici tirannosauri, confezionando il popcorn-movie per antonomasia concepito per un target di pubblico il più variegato possibile, anche se in alcuni casi il film si rivela sin troppo carico per la platea dei più piccini.

Note di produzione: Spielberg intuito il potenziale della storia acquistò i diritti del libro di Crichton prima che venisse pubblicato, agli effetti visivi del film collaborò all’epoca Phil Tippett mago della stop-motion famoso per il suo lavoro nella trilogia di Robocop. Nel film compare anche Samuel L. Jackson nei panni del capo-ingegnere Ray Arnold. Il film di Spielberg si aggiudicò tre premi Oscar nelle principali categorie tecniche tra cui una doverosa statuetta a Winston e colleghi per i migliori effetti speciali.