Il Riccio, recensione

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In un bel condominio francese vive la portinaia Renée (Josiane Balasko) che sembra avere la ferma intenzione di far credere a tutti di essere una scorbutica, ignorante e ben poco femminile misantropa, anche se nella realtà alla fine dell’orario di lavoro, quando nessuno può vederla Renée si lascia andare  alle sue passioni più nascoste come l’arte, la musica e la cultura giapponese che la donna ama e ripetta profondamente.

L’unica che sembra andare oltre la maschera indossata quotidianamente da Renée e la dodicenne Paloma (Garance le Guillermic) che oltre a soffrire di un carenza d’affetto, colpa dei genitori, padre assente e madre perennemente depressa, sfoggia un cinismo ed una determinazione davvero impressionanti nel pianificare e dare una data precisa al suo imminente suicidio.

In attesa della fatidica data, che coinciderà con il suo dodicesimo compleanno, Paloma scoprirà la vera Renée che verrà smascherata da un nuovo e altrettanto burbero inquilino di origine giapponese, il signor Ozu (Togo Igawa) che come la portinaia dietro ad un indole da riccio, nasconde un animo sensibile ed una sorprendente eleganza.

Dopo un successo editoriale di tali proporzioni, 50 ristampe e oltre 600.000 copie vendute, era imprescindibile una trasposizione cinematografica del romanzo L’eleganza del riccio della scrittrice francese Muriel Barbery, al timone della sempre ardua impresa di adattare un romanzo con così tanti ammiratori/lettori la regista esordiente Mona Achace.

Bisogna ammettere che la Achache risulta dotata di un tocco delicato e di un’impronta visiva molto elegante, e con in più un percettibile tocco al femminile che impreziosisce l’adattamento, rendendolo fruibile anche a chi non conosce il romanzo, senza per questo tradirne intenti e suggestioni.

Il Riccio si rivela una pellicola sorprendente sia per l’eleganza con cui viene allestita la parte narrante, con la bravissima Garance le Guillermic/Paloma, sia per la squisita messinscena che miscela elementi visivi come l’animazione a suggestioni sonore mai superflue come la bella colonna sonora, in questo caso perfettamente incastonata nella successione degli eventi, ed elemento chiave nel sottolineare le sfumature emotive delle protagoniste, tra cui non si può non citare l’efficace Josiane Balasko/Renée.