Il passaggio di Troy

Nel tentativo di stabilire un ponte comunicativo con una persona che ti anticipa, stabilendone uno forse più efficiente del tuo, si esperisce effettivamente una sorta di dissonanza; questo mi fa pensare che alla fin fine sia una realtà concreta, quella della patologizzazione dei normali aspetti di personalità delle persone.

Attenzione, allarme terapia. A volte penso che il colloquio con uno specialista non serva ad altro che a sostituire le parole di un amico, o quelle di un parente, o chi per lui. A volte serve a dare delle conferme cercate, conferme su verità mai sempiterne che affiorano nella nostra mente al momento in cui abbiamo l’illusione di essere alla fine di un percorso.

Troy è sull’orlo di un passaggio, si tratta di un passo nel vuoto, la seconda prova che Indy affronta nel terzo capitolo della sua saga. Il movimento e la crescita sono talmente scontati negli altri, che ci concentriamo solo nei problemi, unici e irripetibili, che siamo noi a dover affrontare, noi, parametro del mondo.

Del resto spesso si tratta di questioni che teendono all’auto-risoluzione. L’ausilio esterno, se non sotto forma di blando consiglio, con difficoltà aiuta o contribuisce alla crescita di un individuo, un processo al verificarsi del quale esterno ed interno collaborano in modo attivo, ma il cui principio generativo nasce da un nucleo centrale interiore.

L’assoluta normalità, per quanto vago sia il termine, non è esclusa dalle categorie diagnostiche; in realtà lo è, ma per motivi di sopravvivenza deve necessariamente essere presa in considerazione, altrimenti bisognerebbe sottoporre a terapia chiunque sostenesse di averne bisogno.

A noi la valutazione. Troy non ha bisogno di me. Sta per spiccare il volo, e il suo timore è legato solamente alla paura del lancio iniziale. In realtà, e questo è bene, non vede il futuro come un tunnel oscuro, ma, come deve essere vissuto, come una rosa di possibilità, come uno spazio multidimensionale costituito da infinite opportunità.

Un punto d’arrivo che non è mai tale, che diventa l’inizio di qualcos’altro. La musica fa da scivolo nella sua vita, una specie di “scivolo gommoso”, non direzionato, che lo sostiene e lo accompagna, ma che non lo costringe mai.

Una delle qualità che lo caratterizzano è certamente la presenza di obiettivi e di punti fermi. Prendiamo in considerazione i primi. Non ci troviamo certamente in presenza di una persona che non sa dove puntare.

Sa cosa gli piace e sa cosa non gli piace. Sa cosa deve fare e, senza troppa fatica, lo sa. Cosa ancor più importante, ha un’ottima capacità nel riconoscere i compagni di avventura giusti; li vede come punti fermi, come persone che non possono mancare, e la cui presenza si fa sentire anche a distanza.

E’ quasi inquietante l’assenza di vere e proprie ombre nella sua vita interiore. Non traspaiono sentimenti di rabbia e di sano odio, invidia, o rancore. Il tutto ha un’aria assolutamente inumana, interiormente eterea, che non può non colpirmi.

Mi chiedo se sia tutto un aspetto legato all’adattamento. Forse l’assenza di ansia che ti opprime, ma un continuo fluire di pensieri finalizzati al problem solving rappresentano rari segni di super-salute. O forse nascondono le premesse per un nostro prossimo incontro. Probabile.