Il padre dei miei figli, recensione in anteprima

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Gregoire (Louis-Do de Lencquesaing) è un un uomo di successo che ha realizzato il suo sogno, lavorare nel cinema e produrre progetti in cui crede profondamente, è anche un uomo all’apparenza completo perchè ha una splendida famiglia a cui dedica purtroppo solo i fine settimana, quando si allontana dal caotico e creativo mondo che ne assorbe energie ed attenzione.

Un giorno purtroppo Gregoire dovrà affrontare una dura realtà, quella spietata che esula dal microcosmo artistico in cui è perennemente immerso e in cui le idee e la passione sono l’unica forza motrice, la sua casa di produzione è vicina alla bancarotta, troppi debiti, troppi progetti azzardati, troppi sogni realizzati cui adesso bisogna far fronte.

Così l’uomo imboccherà un percorso fatto di battaglie perdute in partenza e una depressione che lentamente ne solidificherà il male di vivere, la voglia di lottare verrà meno, e così come troppo spesso capita, l’unico modo di lenire un malessere sempre più grande che debilita la volontà, sarà quello di un gesto estremo, lasciando famiglia e amici a porsi domande destinate a rimanere senza risposte.

Il padre dei miei figli approda nelle sale italiane il prossimo 11 giugno dopo un trionfale passaggio a Cannes, dove molto apprezzato dalla critica internazionale si guadagna un riconoscimento speciale della giuria nella sezione Un Certain Regard. Il film è un omaggio della regista Mia Hansen-Love, giovane e talentuosa cineasta francese alla sua terza prova dietro la macchina da presa, al produttore francese Humbert Balsan, figura chiave del panorama cinematografico indipendente francese, nonchè il primo a credere nel suo talento e nel suo film d’esordio.

La regista confeziona un film sentito, anche se a tratti un pò formale, che se nella prima parte descrive con rara lucidità e precisione il mondo del cinema indipendente, grazie anche ad un’intenso Louis-Do de Lencquesaing che ritrae con indubbia partecipazione il protagonista, nella seconda in cui il protagonista diventa un ricordo su cui costruire le classiche dinamiche dell’elaborazione del lutto e dell’idealizzazione, il film subisce un’accelerazione non consentendo di esplorare appieno il dolore di chi resta e l’elaborazione della perdita.

Il padre dei miei figli resta comunque un film intenso, di grande eleganza stilistitica e con una regia accorta che evita accuratamente di sconfinare nella retorica e nel sentimentalismo gratuito e con in più l’appeal di un personaggio reale, non costruito a tavolino, ma ispirato ad una vita vera, vissuta intensamente e repentinamente perduta,