Confucius, recensione in anteprima

Assistiamo al percorso morale e spirituale di Confucio (Chow Yun-fat) dai suoi esordi nella politica che lo portarono in  breve tempo da Governatore a Ministro della giustizia per poi insegnare poesia, musica, etica e riti ad alcuni discepoli che verranno poi scelti durante il loro percorso d’apprendimento per occupare importanti posizioni di comando, chi in veste di generale dell’esercito chi di governatore.

Purtroppo come spesso accade la lotta di Confucio contro alcune barbarie come la schiavitù e il suo guadagnare velocemente potere attirarono su di lui invidie e rancori che figliarono ben presto un suo esilio al di fuori del suo regno natio, esilio che lo portò a girovagare per diversi anni con i suoi discepoli patendo fame e stenti ed incontrando spesso ostilità e violenza.

Ci vorranno molti anni, alcuni discepoli morti lungo la strada e una guerra ai confini della sua patria affinchè il sovrano ormai vecchio e in fin di vita capisca l’errore commesso e permetta a Confucio di far ritorno in patria, dove morirà di vecchiaia dopo aver completato i suoi scritti che diventeranno una guida per intere generazioni di cinesi.

Un kolossal con tutti i crismi quello messo in scena dalla regista Hu Mei che condivide il peso di una biografia di tale importanza con il veterano Chow Yun-fat che già aveva mostrato un’indubbio carisma regale in Anna and the King e vestito i panni di un saggio maestro immortale ne Il monaco.

Confucius è un omaggio al più grande filosofo cinese di tutti i tempi, un maestro che lasciò solchi indelebili nella cultura orientale segnando un percorso che ancora oggi rappresenta per molti un sentiero di vita e la regista Hu Mei dimostra un raro equilibrio tra ricostruzione storica ed intrattenimento confezionando una pellicola sontuosa, ma non fastosa come nello spirito dell’uomo e della dottrina che si intendeva raccontare, puntando ad una platea il più variegata possibile con la capacità di oltrepassare i confini della storiografia cinese per acquisire la fruibilità da biopic internazionale e sfruttando appieno il linguaggio universale da grande schermo.

Confucius è coinvolgente, racconta di una vita vissuta appieno e lo fa con il rispetto e la semplicità congeniali al tema trattato e alla indubbia grandezza spirituale di un personaggio che Chow Yun-fat tratteggia con grande senso della misura mettendo in campo esperienza e carisma, il resto è una regia accorta, una storia senza tempo e contenuti di  raro spessore, tutti elementi che mettono in secondo piano alcuni piccoli difetti davvero irrisori se inseriti nel giusto contesto di un’opera che si rivela nel suo complesso davvero godibile.

Note di produzione: il film costato oltre 20 milioni di dollari è stato realizzato per commemorare il sessantesimo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, alla sua uscita Confucius si scontrò ai botteghini cinesi nientemeno che con il kolossal Avatar, ma grazie all’intervento del governo sulle copie del colosso americano il film della Mei riuscì ad avere l’attenzione che meritava.