Bordertown, recensione

bordertown_ver2 []Lauren Adrian (Jennifer Lopez) è un’ambiziosa reporter in cerca di qualche scoop da prima pagina, la sua idea di giornalismo è pericolosa, coinvolgente e possibilmente in zone di guerra, ma il suo direttore George Morgan (Martin Sheen) è di tutt’altro avviso, e la spedisce in Messico dove dovrà occuparsi di una serie di misteriosi omicidi riguardanti tutte giovani ragazze.

Nel frattempo Eva (Maya Zapata), l’ennessima vittima designata, riesce miracolosamente a scamparla e si rivolge ad un giornale locale gestito dal fotoreporter Alfonso Diaz (Antonio Banderas) sapendo che solo lui avrà il coraggio necessario per portare alla luce la storia. Proprio in quel frangente arriva in redazione anche lauren che conosce molto bene il collega, i due collaboreranno alla soluzione del caso.

Lauren fungerà da esca per gli assassini e subirà un’aggressione dalla quale si salverà per miracolo, Diaz finirà in un’imboscata e Eva terrorizzata fuggirà dal Messico, e toccherà alla volenterosa Lauren recuperarla e convincerla a testimoniare in nome di tutte le ragazze uccise e dimenticate.

Veramente notevole l’intento del regista Gregory Nava e della produttrice Lopez, utilizzare una delle tante e sconvolgenti vicende criminali che si svolgono quotidiananente nelle città/fabbrica messicane, per denunciare tutta una serie di violazioni dei diritti umani, violenza, corruzione e sfruttamento che rappresentano la faccia sporca di un paese in cui l’anarchia della fame regna sovrana.

Purtroppo Nava non riesce a trovare il giusto equilibrIo tra film di denuncia e thriller, saltando a piè pari da un genere all’altro, non trovando poi nella bella Jennifer Loper il carisma necessario a risollevare le sorti di un’operazione tanto ragguardevole negli intenti quanto anonima nella messinscena.

Un punto a favore dell’operazione è comunque la bella fotografia con cui il regista ci vuole raccontare un Messico cupo e fatiscente, a volte rischiando un surplus immaginifico, ma rimanendo sempre aderente ad una realtà che cercando oltre i clichè cinematografici e turistici mette veramente i brividi.

Bordertown rimane questo, un notevole intento con una confezione che purtroppo lascia il tempo che trova e delude sotto troppi aspetti perchè possa in qualche modo considerarsi un’operazione riuscita, anche se riuscita è sicuramente l’intenzione di denunciare una situazione ormai insostenibile.