Una seduta Freddy Krueger

A Freddy ne sono capitate veramente di tutti i colori; il sentiero della mano destra, si dice; qui la faccenda è complessa, be più complessa; il piacere provato nel veder morire piccoli animali tra atroci sofferenze è un esplosione di piacere che difficilmente si accetta quando si è piccoli.

Poi si passa ad un’altra fase, quella in cui si vitupera il mondo che ci ha fatti così; non illudiamoci, il cambiamento è possibile, ma dobbiamo sempre tenere presente il contesto di appartenenza, il punto di partenza della nostra vita.

Muoversi in questo mondo non è facile, soprattutto quando ci si sente così anormali; e nel sangue che ci eccita e che ci riempie il sorriso, quello stesso sangue che imbratta qualsiasi forma di moralità, è lì dentro che vive l’mmmagine di quello che diventeremo, di quello che saremo quando non ci sarà più speranza, quando non ci sarà più redenzione.

La morte opera attraverso il tuo artiglio: andiamo con ordine. All’inizio non c’era alcuna missione, ma solo la ricerca cieca del piacere. Ha ucciso suo padre da piccolo, e da quel momento si è reso conto che la morte non serve solo a liberarsi dalla persone, ma anche a conoscerle bene.

Ascoltare le ultime parole di un bambino agonizzante è il rombo di un suono che supera tutti gli altri, che supera le immagini e le sensazioni, che inebria e anestetizza; sentire più che si può proprio per non sentire; non riuscire a confessare a se stessi la verità che non si riesce ad accettare.

Non c’è solitudine che sia paragonabile a questa; una solitudine che ti permette di riflettere, di meditare, di arrivare alla comprensione di qualcosa a cui nessun’altro giungerà; è quello il momento in cui vedere la gente morire inizia a farci ridere.

Il divertimento, però, sembra destinato a durare poco; a questo punto non ci si pone nemmeno il dubbio su quello che è giusto e su quello che è ingiusto: si tratta solo di un tributo alla propria fantasia nel provare piacere.

Il sogno veicola le nostre paure: mentre pensava a una via alternativa per colpire – dato che dopo la morte era troppo annoiato e arrabbiato per andarsene – gli è venuto in mente il disgusto che provava per il sonno, disgusto che per le persone normali si trasformava inspiegabilmente in ristoro.

Ci vogliono cinque lame, e una divisa, per portare avanti la sua missione; tutto d’un tratto, infatti, c’è una missione, uno scopo più nobile; deve essere stato mentre moriva la prima volta che qualcosa, in lui, è cambiato, qualcosa è entrato dentro di lui e lo ha convinto a farsi assumere a tempo indeterminato.

Cinque lame, dicevamo, ce ne vogliono cinque, e ne bastano cinque; potrebbe non esserci una fine per tutto questo, e a quel punto si che il divertimento sarebbe davvero eterno; lo abbiamo visto tormentare una o due famiglie, ma le cose stanno diversamente: lui tormenta i sogni di tutti.

Nascosto dietro l’edificio del mio sogno di ieri sera, alla guida del taxi del tuo sogno di domani sera, con la maglia a righe e il suo guanto nascosto, pronto a colpire.