The tunnel, recensione in anteprima

Nella città di Sidney, all’indomani della rinuncia del governo australiano a stanziare dei fondi per un sistema di riclaggio delle acque di un lago sotterraneo, situato nelle profondità della stazione metropolitana della città, un’ambiziosa reporter televisiva (Bel Delia) decide di scoprire cosa si nasconde dietro il repentino accantonamento del progetto.

Convinta che il governo stia cercando di nascondere qualcosa che si troverebbe nel labirinto di tunnel abbandonati, organizza una troupe composta da un altro giornalista (Andy Rodoreda), un cameraman (Steve Davis) e un fonico (Luke Arnold), cercando in seguito di avere i permessi per filmare nei tunnel, cosa che le sarà vietata.

Chiaramente il divieto da parte del governo aumenterà a dismisura la curiosità della giornalista e far scattare un campanello d’allarme che presagisce uno scoop, così convinta la troupe a seguirla attraverso un’entrata secondaria, il gruppo inizierà le riprese, ma non appena il fonico sparirà senza lasciar traccia, tra gli oscuri anfratti di quel labirinto si manifesterà un’inquietante presenza, una sorta di mostruosa creatura che comincerà a braccare la troupe.

Da applauso il lavoro svolto dal filmaker filippino Carlo Ledesma al suo primo lungometraggio, che attraverso un complesso e creativo sistema per reperire finanziamenti mette in scena uno dei migliori mockumentary-horror degli ultimi anni, capace di far impallidire per tecnica e tensione tutto quel furbo filone di mediocri pellicole che hanno riempito i cinema negli ultimi mesi, dal sequel Paranormal Activity 2 con il pulisci-piscina posseduto, al recente ESP-Femomeni paranormali, che di paranormale aveva solo il fatto di essere riuscito ad approdare in sala.

The Tunnel è una lezione di tecnica per tutti quei registi che negli ultimi anni si sono divertiti a farci venire il mal di mare sballonzolando videocamere, sgranando immagini tra tediosi dialoghi da filmacci di serie Z ed effetti speciali da fiera di paese, Ledesma punta tutto sull’ambientazione ammiccando a pellicole come Creep-Il chirurgo piuttosto che il memorabile The Descent e grazie ad un cast in gran forma e ad un montaggio da manuale, a cui hanno collaborato Julian Harvey ed Enzo Tedeschi, riesce a miscelare con dovizia immagini da telecamere a circuito chiuso, finte interviste, riprese agli infrarossi e riprese classiche, queste ultime per fortuna molto luminose, che spezzano nei momenti giusti gli eccessi da vicolo buio tipici del genere.

Insomma siamo di fronte ad un piccolo gioiello di tecnica che con una distibuzione tradizionale sarebbe finito chissà dove, invece ha fruito di una notevole visibilità grazie alla scelta degli autori di distribuirlo su diverse piattaforme tra cui internet.

Note di produzione: Il film girato in 14 giorni ha fruito di un budget di 135.000$, il regista Carlo Ledesma ha vinto come miglior regista alla rassegna australiana A Night of Horror International Film Festival.