Apocalypse now, recensione

Apocalypse Now è il cinema. Qualcuno, alla luce dei meravigliosi sviluppi ottenuti giorno dopo giorno e anno dopo anno dalla settima arte, potrebbe ribattere dicendo che Apocalypse Now è il cinema del 1979 (anno in cui il film è uscito negli Stati Uniti, per la regia di Francis Ford Coppola).

Noi, però, rimarremmo dell’idea che Apocalypse Now ancora oggi è, semplicemente, il cinema.

Intendiamolo come una versione moderna del mito del Sacro Graal, o ancora come una versione moderna delle avventure di Ulisse. Forse, a vederla con lo slang dei giovani, in questo capolavoro firmato da Coppola con l’aiuto (generosissimo) di Marlon Brando, Ulisse fa rima con Apocalisse. Rima perfetta, come il film.

Apocalypse Now è dunque un’odissea, un viaggio nella follia e nelle sue mille dimensioni. Un viaggio lungo quanto un fiume e corto quanto il brivido di un attimo. Un viaggio infinito e istintuale.

E poi, diciamocela tutta, in Apocalypse Now non manca niente. Coppola, traendo ispirazione da Cuore di tenebra di Conrad, fa suo quel ‘cavo elettrico che scorre attraverso la guerra’ e fa si che sopra di esso danzi di tutto: il sesso, la droga, la violenza, il terrore. Sotto quel fiume suona una canzone, che non finisce mai, come il viaggio di cui sopra. La canzone migliore, del gruppo migliore, per il film migliore: The End dei Doors.

La lista è lunga e le sensazioni che si provano nel vedere il Capitano Willard risalire il fiume per compiere la sua missione (uccidere il colonnello Kurtz, ponendo fine al suo comando) sono infinite. Come la giungla in cui si è racchiuso Marlon Brando, calvo e magro in via del tutto eccezionale. Anche se, quando si parla di Marlon Brando di ‘eccezionale’ c’è solo l’aggettivo. E lo riguarda.

Girato in un anno e mezzo di riprese nelle Filippine, Apocalypse Now riempie gli occhi, l’anima e i sensi tutti. Come dimenticare l’arrivo degli elicotteri? Come dimenticare la musica che li ‘scorta’ (Cavalcata delle Walkirie, Wagner). Come dimenticare, in breve, Apocalypse Now?