Niente da dichiarare, recensione

Gli anni ’90 portatori di confini travalicati e frontiere abbattute, l’Europa tutta è in fermento per le possibilità che si aprono ad una continente che aspira attraverso il trattato di Maastricht ad una simbolica reunion, dove campanilismo e razzismo malcelato saranno solo un ricordo, almeno questo è ciò che accade sulla carta, ma in pratica non tutti accolgono con entusiasmo la notizia di un’Europa meno divisa e in particolare a farne le spese saranno il belga Ruben Vandevoorde (Benoît Poelvoorde) doganiere orgogliosamente francofobo da generazioni ed il poliziotto francese Mathias Ducatel (Dany Boon).

I due viste le nuove norme vigenti che rendono obsolete le pratiche doganali si vedranno  costretti a collaborare e a lavorare gomito a gomito pur non sopportandosi, onde vigilare sul comune confine lungo il quale contrabbandieri della domenica e narcotrafficanti senza scrupoli sono sempre pronti a crear problemi e se questo non bastasse Mathias si è innaamorato ricambiato della sorella dell’odiato collega, così Mathias dovrà approfittare di questa collaborazione forzata per trovare modi e tempi giusti per far digerire a Ruben l’idea che presto saranno cognati.

Dopo lo stratosferico successo del suo Benvenuti al Nord, 194 milioni di dollari in patria per un totale di 245 milioni di dollari worldwide, si attendeva con curiosità il terzo film da regista di Dany Boon e come capita spesso quando si tocca la vetta non si può che puntare ad un canonico bis o rischiare inevitabilmente di perdere qualche colpo, ma in questo caso il comico e regista francese tiene botta e con Niente da dichiarare confeziona un film godibile, anche se non spumeggiante come il fortunato predecessore, leggero quanto basta, ma non privo di qualche gradevole puntatina nel politicamente scorretto che da sapore all’intera operazione, che anche stavolta punta su gag e una comicità volutamente sopra le righe all’insegna del fumettoso, ma sempre venata di un retrogusto tra il cinico e il sarcastico che mette in luce ed enfatizza parecchie cattive abitudini di tanti europei per forza, non ancora pronti ad avventurarsi oltre il confine di casa, timorosi e un pò ritrosi, molto ben rappresentati dai due litigiosi protagonisti del film.