Nauta, recensione

Bruno (David Coco) è un antropologo e professore universitario che in cerca di una leggendaria fonte di consapevolezza interiore che rappresenta il culmine dell’armonia tra uomo e natura, vera e propria manifestazione trascendentale all’insegna della filosofia orientale, si lancia in una spedizione di ricerca che lo porterà su un’isola nel mezzo del Mediterraneo dove un suo vecchio amico dice di aver assistito proprio al leggendario fenomeno in questione.

Bruno dopo aver reclutato Davide (Luca Ward) un suo vecchio amico esperto marinaio con tanto di imbarcazione a vela, porterà con se una biologa con problemi di droga raccomandata da un politico, che rappresenta una delle clausole imposte affinchè vengano erogati i fondi per la spedizione ed un esperto in immersioni, al team si unirà anche un aspirante capitano, già a bordo della barca di Davide per fare esperienza. Approdati finalmente sull’isola dopo un lungo viaggio, Bruno e il suo team scopriranno cosa ha riservato ad ognuno di loro l’isola e il destino.

Oltremodo elegante ed ambiziosa, oltre che visivamente accattivante la pellicola d’esordio di Guido Pappadà, non per nulla il regista è un esperto di effetti visivi, di certo la tematica scelta non è certo delle più semplici, ma questo non inficia il valore di un film che nel suo sembrare a tratti pretenzioso in realtà punta tutto sul percorso via mare intrapreso dai cinque personaggi, tutti molto credibili e con il mallinconico David Coco (L’uomo di vetro) pronto a regalare intriganti e malinconiche sfumature, senza dimenticare la bravura di Pappadà nel dare dinamicità ad una location non semplice come quella di un’imbarcazione a vela dimostrando di saper maneggiare con la dovuta dovizia la macchina da presa.

Nauta a causa di un incipit troppo ridondante e di un finale all’insegna della retorica buonista, senza dubbio farà perdere di vista a molti il punto focale del racconto che punta su altri lidi, il consiglio è di non lasciarsi distrarre da filosofeggiamenti new age ne tantomeno da un finale che punta al senso della vita con digressioni all’insegna del romance, in questo frangente è importante come non mai il viaggio intrapreso dai personaggi di Nauta, più che le motivazioni, la  meta da raggiungere o l’obiettivo da realizzare.

Note di produzione: nel cast troviamo anche Monica Ward, la sorella del doppiatore ed attore Luca Ward che nel film interpreta Sara l’ex dell’antropologo Bruno, il regista Guido Pappadà ha supervisionato gli effetti visivi de La leggenda del pianista sull’oceano di Tornatore e Fascisti su Marte di Corrado Guzzanti oltre ad aver restaurato Il monello di Chaplin.