Le ultime 56 ore, recensione

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Il colonnello Moresco (Gianmarco Tognazzi) è impegnato a far valere i diritti dei suoi commilitoni, soldati che hanno contratto forme tumorali durante l’intervento italiano in Kosovo, malattie causate da una prolungata esposizione ad uranio impoverito, riconoscimento ancora oggi al centro di contoversie.

Moresco è deciso a far sentire la voce dei compagni malati e abbandonati a se stessi, e dopo aver assistito agli ultimi istanti di vita di un suo amico e compagno d’armi, raduna la squadra con cui ha operato in Kosovo e sequestra un’intera clinica, pronto ad uccidere pazienti e personale medico, se le sue richieste non verranno esaudite entro 56 ore.

Nel frattempo all’esterno della clinica si raduneranno pattuglie della polizia e una squadra speciale pronta ad intervenire a cui si aggregherà il vicequestore Manfredi (Luca Lionello), esperto negoziatore poco incline al protocollo che ha tra gli ostaggi ex-moglie e figlia. Manfredi intuito che la situazione è disperata e che Moresco è pronto a tutto, metterà a rischio la vita per salvare gli ostaggi e la sua famiglia.

Torna sul grande schermo Claudio Fragasso ultimo baluardo dell’action made in Italy e di quel cinema di genere che negli anni’70-’80 ha dato all’Italia non poche soddisfazioni, che ad oggi sembra ormai scomparso dalle sale dopo un trasloco sul piccolo schermo in un comodo ed edulcorato formato fiction.

Fragasso che ha alle spalle un corposo curriculum horror, un paio di film interessanti come Teste rasate e il sottovalutato Coppia omicida, nonchè uno dei migliori action italiani di sempre Palermo-Milano sola andata, torna dopo i mediocri Concorso di colpa e Milano-Palermo: il ritorno cercando ancora una volta di riesumare il cinema di genere anni’70, miscelandolo con il cinema di denuncia, senza rinunciare a corpose dosi di action allo stato puro.

Purtroppo Le ultime 56 ore, se encomiabile per la difficile tematica trattata del riconoscimento delle malattie professionali e in particolare della cosiddetta Sindrome dei Balcani, mette su schermo una sequela di ingenuità che se accettabili in una produzione televisiva, in un prodotto da grande schermo lasciano davvero perplessi, tra queste l’assoluta mancanza di credibiltà della messinscena e una recitazione di tutti gli attori coinvolti enfatica e perennemente sopra le righe.

Per carità la volontà di fare qualcosa di diverso e coinvolgente c’è, ma il risultato finale è perlomeno discutibile, la squadra di soldati, colonnello Moresco in primis, che sembrano ricalcati sui militari dell’action The Rock di Michael Bay, le sequenze action che in qualche caso sfiorano la comicità involontaria, la retorica che serpeggia in ogni dialogo e che esplode incontenibile nel parossistico finale, amplificato in negativo da una ridondante colonna sonora.

Le ultime 56 ore non è un prodotto adatto al grande schermo, è palese che script e recitazione ostentino una dimensione televisiva, dispiace non poter difendere il coraggio e l’unicità di un regista come Fragasso che in questo caso rischia l’incolumità sua e dell’inerme spettatore con una serie di improbabili personaggi sovraccarichi e alcune sequenze che tendono, speriamo involontariamente, a scimmiottare cult-action americani e poliziotteschi d’annata.

Un’operazione di questo genere, che ripetiamo coraggiosa ed encomiabile dal lato dell’impegno e della denuncia, richiedeva un approccio decisamente meno fracassone, l’action come l’horror è un genere dotato di imprevedibili sfumature e un background ricco di pellicole cult e registi di spessore, basti pensare al recente Cella 211, che pesano come un macigno su tutte le nuove produzioni, e non si può non tenerne conto quando ci si trova di fronte a pellicole come quella del volenteroso Fragasso.